“Nel nostro ordinamento gli atti sessuali compiuti sul luogo di lavoro senza il consenso della vittima non hanno una disciplina specifica. E’ molto difficile quindi perseguire e sanzionare le molestie sessuali, che rientrano nel reato di violenza sessuale soltanto se si riscontra un ‘abuso di autorità’, nozione variamente interpretata nella giurisprudenza. Le molestie non caratterizzate da violenza, minacce o abuso di autorità, anche se costituiscono una grave violazione della sfera della libertà sessuale e della dignità personale, sfuggono alla sanzione penale della violenza sessuale di cui all’art. 609-bis del codice penale e possono essere attualmente perseguite soltanto in maniera molto blanda. Per colmare la lacuna legislativa, come Pd abbiamo presentato a mia prima firma un disegno di legge che si propone di introdurre nel Codice penale l’articolo 609-ter.1 in materia di molestie sessuali, disponendo che ‘chiunque, con minacce, atti o comportamenti indesiderati a connotazione sessuale, in forma verbale o gestuale, reca a taluno molestie o disturbo violando la dignità della persona è punito con la pena della reclusione da 2 a 4 anni’”. Lo scrive sul sito Fondazionedemo.it la senatrice del Pd Valeria Valente, componente della Bicamerale sul femminicidio. “Si prevedono inoltre quali aggravanti – prosegue Valente – con l’aumento della pena fino alla metà, l’aver commesso il reato nei luoghi o nell’ambito di un rapporto di lavoro o di educazione, istruzione e formazione. Il nostro disegno di legge detta e indica interventi anche in campo culturale e in materia di prevenzione. Il testo è stato incardinato dalle Commissioni Giustizia e Affari sociali. Più volte abbiamo proposto al centrodestra di calendarizzarne l’esame. Confidiamo che al più presto si apra uno spazio. Una legge sulle molestie è ciò che manca per chiudere il cerchio su questo tema, accanto a una legge sul consenso in materia di violenza sessuale”.


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