“Le domande sul passato della vittima di uno stupro di gruppo servono soltanto a farla diventare vittima una seconda volta. Il tema è il consenso, non le abitudini sessuali o la ‘moralità’ di una donna che è stata violentata. Questo sempre, ma nel caso di uno stupro di gruppo, queste domande aggiungono a un danno gravissimo anche la beffa del pregiudizio e dello stereotipo sessista e violento, che allude al fatto che una ragazza possa aver acconsentito a una tale brutalità. Per questo la Gip di Palermo Clelia Maltese bene ha fatto a impedire domande sulla vittima da parte della difesa nel corso dell’incidente probatorio. È questo il frutto della formazione, della conoscenza e dell’esperienza degli operatori della giustizia in materia di violenza contro le donne”. Lo dice la senatrice del Od Valeria Valente.
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