“Prevedere che il sesso senza consenso sia sempre stupro, considerando poi quali circostanze aggravanti le particolari condizioni della vittima come l’essere rifugiati, la gravidanza o il disagio psicologico è un passo avanti fondamentale per contrastare alla radice la violenza sessuale. In questo modo, infatti, si opera un prezioso capovolgimento innanzitutto dal punto di vista culturale ma anche dal punto di vista processuale: a essere provato dovrà essere il consenso ricevuto e non più il diniego opposto. Come sappiamo, adesso la prima linea di difesa di chi viene accusato di stupro è sempre la contestazione della consensualità dell’atto e nelle aule di tribunale la parola di una donna contro quella di uno o più uomini non sempre ha la meglio perché ancora troppi sono gli stereotipi e i pregiudizi che minano, spesso alla radice, la credibilità delle donne. Si tratta di un cambiamento culturale: no significa no, punto”. Lo dice la senatrice del Pd Valeria Valente. “Ora è indispensabile anche in Italia – prosegue Valente – esaminare al più presto il nostro ddl sul consenso, pendente davanti alla Commissione Giustizia del Senato, una riforma che già la Commissione di inchiesta sul femminicidio aveva inserito all’unanimità nel decalogo delle misure da adottare al più presto per contrastare la violenza contro le donne”.


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