La senatrice dem Valeria Valente, nella passata legislatura è stata presidente della Commissione parlamentare di inchiesta sul femminicidio, nonché su ogni forma di violenza di genere.
Cosa pensa del rapporto di Save the Children? Che inchioda il Sud e la Campania agli ultimi posti tra le aree poco amiche delle mamme?
«Fotografa una realtà, soprattutto al Sud e in Campania, drammatica. Una realtà nota a tante, troppe donne che cercano, con fatica, di trovare un difficile equilibrio fra lavoro e cura, praticando tutte le acrobazie possibili tra doveri, aspirazioni, sentimenti. Non a caso il rapporto ha il titolo di “Le equilibriste”. Un funambolismo che nega nei fatti il tanto richiamato valore sociale della maternità, scaricandone il peso solo sulle donne».
Ma chi paga il prezzo dell`assenza delle donne dal mercato del lavoro?
«L`intero paese in termini di sviluppo sostenibile, opportunità, democrazia. Senza il lavoro delle donne l`Italia non cresce e non fa figli. Senza la piena occupazione delle donne meridionali non si colma il gap Nord-Sud». Soprattutto dopo il dramma della pandemia, pagato sul lavoro dalle donne, si sta rispondendo a questa emergenza oppure no?
«Vorrei dire al governo di abbandonare la strada della retorica per imboccare quella della concretezza. Sgravi fiscali e quoziente familiare non servono. Abbiamo invece bisogno, insieme al rafforzamento dell`assegno unico, di più politiche del lavoro per la piena e buona occupazione femminile (superamento di precarietà, gender pay gap, part-time involontario); investimenti nel welfare a partire da nidi e scuole dell`infanzia; congedi parentali paritari; promozione dello studio delle Stem; investimenti per passare dalla conciliazione, a carico delle donne, alla condivisione con gli uomini del lavoro domestico e di cura. La priorità è il lavoro femminile che genera libertà di scelta, aumento del Pil, migliore crescita dei figli, come ricordato da Rosetta Papa sul vostro giornale. È una grande questione nazionale, ma anche e soprattutto meridionale, come dimostra il rapporto. Il problema della denatalità va affrontato in modo strutturale e non con misure tampone, perché è un`ipoteca sul futuro di tutti».
Pnrr non dovrebbe essere una prima risposta?
«Una fondamentale risposta direi. Per il Sud e per le donne. Parliamo per esempio di 4,6 miliardi per nuovi nidi e scuole dell`infanzia, mentre esistono nel Piano due clausole (40% di investimenti da garantire al Sud e 30% di assunzioni per donne e giovani), volute dal precedente governo e dal Pd, per superare le disuguaglianze al genere e tra Nord e Sud. Per questo non possiamo permetterci, come purtroppo sta accadendo, di perdere questa opportunità. Voglio ricordare un dato sull`istruzione: secondo Svimez, nascere al Sud significa “perdere” di fatto un anno di scuola perché mancano infrastrutture e tempo pieno. Il tempo pieno è uno strumento essenziale per la liberazione del tempo femminile, oltre che decisivo per favorire il benessere dei bambini. Serve un approccio multidisciplinare dunque per creare un Paese e un Sud a misura di donne e giovani. E si tratta di una sfida centrale perché come ricorda Amartya Sen, “quando le donne stanno bene, tutto il mondo sta meglio”. La premessa affinché ciò avvenga è un cambio dei modelli culturali e dell`organizzazione del mondo del lavoro, oggi ancora costruito e pensato solo a misura degli uomini».