“Dal riordino e dalla ridenominazione dei ministeri viene fuori quasi un manifesto politico e ideologico della Destra, una concezione proprietaria delle istituzioni e una visione ben precisa dello sviluppo del Paese che come Pd riteniamo sbagliata, miope e pericolosa per l’Italia. Innanzitutto il Governo rende evidente la propria tenace resistenza se non aperta ostilità verso alcuni dei capisaldi del Pnrr, che prevede appunto transizione ecologica, sostenibilità delle politiche di sviluppo, transizione digitale, scomparsi anche dai nomi dei ministeri. Tutto questo dice moltissimo sull’atteggiamento che questo Governo terrà sugli obiettivi e sulla vocazione ideale del PNRR. Il ministero per le pari opportunità è diventato adesso per la famiglia, la natalità e le pari opportunità. Il riconoscimento o meglio la costruzione dell’eguaglianza e della piena cittadinanza sociale e politica delle donne vengono così costrette e relegate alla dimensione privata, in una prospettiva miope e arretrata”. Lo ha detto in aula, in dichiarazione di voto contrario sul decreto di riordino dei ministeri, la senatrice del Pd Valeria Valente. “Da una famiglia, declinata rigorosamente al singolare e dalla strumentalizzazione di un tema cruciale come la denatalità nel nostro Paese. Ci saremmo aspettate e aspettati qualcosa di più, ad esempio di un portafoglio e dunque di risorse al ministero per le pari opportunità. O una più chiara consapevolezza che la denatalità non si contrasta con un approccio ideologico alla famiglia, né relegando le donne nella dimensione privata, bensì con efficaci politiche di sviluppo, a partire da un lavoro femminile veramente tutelato, da una effettiva parità salariale, dalla costruzione di un’infrastruttura sociale importante e solida per alleggerire finalmente le donne dal peso del carico familiare di cui sono ancora prevalentemente gravate, da strumenti efficaci di liberazione del tempo di vita e di lavoro delle donne. La manovra fa invece scelte coerenti con la visione della destra: si sostiene e si incentiva la donna a stare a casa, così farà più figli e la società funzionerà meglio, mortificando e ignorando ancora una volta talenti, competenze, saperi e professionalità femminili”.


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