“Davvero con piacere ritorno nella mia
università, in questa facoltà che da sempre ha una grandissima
sensibilità e attenzione alla specializzazione degli operatori.
Fondamentale per noi lavorare sulla specializzazione e sulla
specializzazione anche post-laurea di tutti gli operatori, perché
è la prima chiave per affrontare in maniera seria il tema della
violenza maschile contro le donne e soprattutto preparare i
professionisti in maniera adeguata e puntuale”. Così alla Dire la
senatrice dem Valeria Valente che oggi, a Napoli, è intervenuta
al Corso di perfezionamento in ‘Perizia psicologica, CTU e
referto psicologico per il contrasto alla violenza sulle donne e
alla violenza assistita (IPV e VDW)’ dell’università Federico II.
“Abbiamo provato – ragiona Valente – a scrivere delle norme,
ne stiamo verificando la corretta attuazione, ma finché non
avremo un personale adeguatamente formato e specializzato non
riusciremo mai davvero a centrare il nostro obiettivo, che è
quello di valutare in maniera corretta episodi di violenza,
evitare qualsiasi forma di vittimizzazione secondaria ed evitare
che le donne paghino la scelta di denunciare la violenza
addirittura con la sottrazione dei loro figli”.
Per la senatrice accanto alla formazione è necessario “provare
a fare quel salto di qualità che chiediamo da tempo, cioè
l’abbattimento di stereotipi e pregiudizi”. Un impegno di cui
“dobbiamo provare a farci carico tutti, anche la stampa, i media
che possono fare un’operazione importante, preziosissima e
insostituibile di sensibilizzazione. Solo quando veramente le
persone avranno compreso che la violenza maschile contro le donne
è un fenomeno ancorato a modelli stereotipati che prevedono
ancora il dominio di un uomo sulla donna e la possibilità di
decidere per lei o di non dare valore adeguato alla sua libertà
di scelta, anche della sua sfera dinamica, intima e sessuale,
finché non arriveremo a questo tipo di consapevolezza e
giustificheremo, invece, i comportamenti del maschio e
colpevolizzeremo la donna, noi questa battaglia non la vinceremo
mai”.
“Fare pagare una scelta secondo noi poco
ponderata alla madre, ma ancor prima alla bambina di cinque anni
è una scelta davvero irresponsabile, verso la quale noi proveremo
a tenere alta l’attenzione e, ovviamente nei limiti consentiti
dalla legge senza sovrapporci all’autorità giudiziaria, impedire
questa scelta, che sarebbe veramente una scelta di vita
drammatica per la mamma, per la figlia”. Con queste parole alla
Dire Valeria Valente, senatrice dem, torna sulla situazione della
bambina di Monteverde, Roma, “un caso – lo definisce –
drammatico: una mamma che si vede costretta, per un provvedimento
del tribunale, a tutelare la figlia non da un uomo violento, dal
quale, almeno a leggere le carte, l’ha tutelata in questi anni,
ma dal rischio di vedersela sottratta per mano dello Stato”.
La senatrice del Pd – a Napoli per intervenire al Corso di
perfezionamento in ‘Perizia psicologica, CTU e referto
psicologico per il contrasto alla violenza sulle donne e alla
violenza assistita (IPV e VDW)’ dell’università Federico II – ne
parla come di un provvedimento di “ancora una volta facciamo
fatica a comprendere la ratio e le ragioni. Come Commissione
parlamentare d’inchiesta abbiamo chiesto gli atti, rientrerà
nella nostra attività di indagine, ma allertiamo in ogni caso già
le nostre antenne perché crediamo che in questo caso ci sia stata
una fortissima sottovalutazione sia della violenza subita dalla
mamma sia della violenza subita dalla minore. Ancora una volta
consulenze tecniche date da personale che non disconosce, anche
se la chiama sotto altri nomi, l’alienazione parentale. Ancora
una volta una madre che viene tacciata di essere la madre che
condiziona e che in qualche modo, quindi, rischia così di
peggiorare la vita della sua bambina. Una bambina che invece
mostra un grandissimo attaccamento alla madre”.
Su questo punto Valente ricorda “che c’è
una sentenza della Cassazione che dice parole chiare sul punto,
cioè che di fronte a un attaccamento e a un rapporto affettuoso
importante recidere questo rapporto, staccare questo rapporto in
maniera brutale, può essere addirittura più pericoloso per la
bambina di quanto non possa esserlo staccarla da uno dei due
genitori, in modo particolare dall’altro genitore che rifiuta.
Quindi vi diciamo ascoltate, date voce a questi bambini,
ascoltateli questi bambini e soprattutto se è il caso, come
crediamo sia questo questo caso specifico, ascoltate altre voci
di psicologi specializzati. Nel caso di Monteverde mi piace dire
che c’è la voce di un ospedale pubblico che ha detto delle cose
diverse e che quindi forse era veramente necessario un ulteriore
supplemento di riflessione”.