“Già prima di apprendere della confessione del 19enne, di fronte al ritrovamento del corpo di Martina Carbonato ad Afragola eravamo certi che la responsabilità fosse di un uomo che non si rassegnava al no di Martina, alla sua scelta di libertà, alla necessità di mollare quel rapporto di potere dominante, di sopraffazione. Di fronte al pugno nello stomaco del femminicidio di una ragazzina di 14 anni mi sono interrogata come donna, come madre, come senatrice. Ed è in qualità di senatrice che oggi voglio rivolgere un appello a tutti gli uomini nell’Aula del Senato e per loro tramite a tutti gli uomini. Penso che abbiamo costruito una cultura minimamente condivisa nell’affermare che non bastano la repressione, le nuove fattispecie penali, per combattere la violenza contro le donne servono educazione, formazione, cambiamento culturale. Bisogna cambiare il modello di relazione uomo-donna, nella coppia come nella società. E per farlo c’è bisogno, da parte di tutti gli uomini, di un’assunzione chiara di responsabilità. Anche chi pensa che questa mascolinità tossica non gli appartenga e non lo riguardi non si può chiamare fuori da questa sfida, come padre, come uomo, come parlamentare”. Lo ha detto nell’Aula del Senato la senatrice napoletana del Pd Valeria Valente, componente della Commissione Bicamerale femminicidio.
“Basta con la retorica e con la propaganda che abbiamo sentito sulla castrazione chimica – ha proseguito Valente – Di fronte all’aggravarsi del fenomeno della violenza maschile dobbiamo chiederci, gli uomini si devono chiedere in che cosa stanno fallendo. La violenza maschile è un’affermazione del potere che gli uomini hanno avuto e non vogliono mollare, è una modalità di stare al mondo. Di fronte al femminicidio di una ragazzina di 14 anni dobbiamo avere il coraggio della ‘tolleranza zero’: anche una singola battuta sessista grida vendetta, anche un singolo atto si deve configurare come molestia sessuale, la violenza non è reciproca come qualcuno ancora afferma. Dobbiamo investire su tutte le agenzie educative, dalla scuola all’università, servono formazione ed educazione per affrontare il tema di un nuovo modello di relazione uomo-donna. E’ necessario riscrivere un nuovo alfabeto di relazioni per riconoscersi nella differenza sessuale. Bene una seduta dedicata al Senato alla violenza contro le donne e al femminicidio. Ma serve il cambio di passo da parte degli uomini, a partire da quelli seduti nelle istituzioni a tutti gli altri. Soprattutto gli uomini devono dimostrare di aver compreso”.


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