“La vicenda denunciata oggi su La Stampa dalla signora Giovanna Ferrari, mamma di Giulia Galiotto, uccisa dal marito Marco Manzini nel 2009, è davvero sconcertante. Questa madre, che ha perso la figlia trentenne per femminicidio, denuncia da tempo di essere stata costretta, così come suo marito e come l’altra sua figlia, sorella di Giulia, a difendersi dall’Agenzia delle entrate che pretende le tasse sul risarcimento a loro riconosciuto, ma mai davvero ottenuto. Il femminicida della figlia, infatti, che ha scontato 15 anni di reclusione ed è adesso in libertà, risulta disoccupato e nulla tenente. Se le informazioni fossero confermate, ci troveremmo di fronte a un evidente paradosso: i famigliari di una vittima di femminicidio devono difendersi dallo Stato. Non è purtroppo la prima volta che accade, ma per noi si tratta di un trattamento contrario alla percezione di una giustizia giusta, una forma di vittimizzazione secondaria dei parenti della vittima di femminicidio. Riteniamo quindi che sia necessario, da un lato, garantire l’effettivo intervento dello Stato nel risarcimento in caso di incapienza del reo e, dall’altro, rivedere il trattamento fiscale previsto per il risarcimento, soprattutto nel caso in cui questo non venga percepito e sia garantito dallo Stato. Su tutto questo annuncio la presentazione di un’interrogazione parlamentare”. Lo dice la senatrice del Pd Valeria Valente, componente della Bicamerale femminicidio.
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in Commissione d'inchiesta sul femminicidio, Donne