Per contrastare la violenza contro le donne ci vogliono misure e “ne possiamo fare ancora, ci vogliono più finanziamenti, protezione, ma tutto questo viene dopo. Un fenomeno per aggredirlo lo devi conoscere”. Valeria VALENTE presidente della commissione femminicidio della scorsa legislatura presenta la relazione in sala Zuccari e va dritta al punto: conoscere il problema. Per farlo, ammonisce, “bisogna abbattere gli stereotipi”, anche quelli che riguardano gli uomini, “perchè anche l’uomo è ingabbiato in uno stereotipo, questi stereotipi vanno combattuti e per liberarcene dobbiamo riconoscerli”. Poi sottolinea l’importanza della formazione “La formazione di insegnanti e i libri di testo – prosegue – Ci sono docenti illuminati ma è ancora poco”. Poi sposta l’attenzione sulla lettura sociale dei femminicidi e dice “basta col passare a setaccio il comportamento delle donne, non c’è niente che giustifichi la violenza. Basta”. “Il tema – sottolinea – è perché l’uomo oggi si sente ancora in diritto di uccidere una donna”. “Il patrimonio che lasciamo è importante, mi auguro che il governo sia pronto a farne tesoro per dare una risposta a tante donne. Mi auguro che chi verrà dopo di me andrà avanti”
Non solo l’intervento del legislatore, ma anche un piano sociale e culturale per abbattere pregiudizi di genere e mettere un argine al crescente fenomeno della violenza contro le donne. E’ quanto suggerisce il decalogo contenuto nella relazione della commissione femminicidio del Senato nella XVIII legislatura presentata oggi in sala Zuccari. Dalla necessità di una legge Quadro contro la violenza di genere e i femminicidi alla formazione di operatori di giustizia che siano in grado di capire subito il fenomeno. Sono 11 i punti suggeriti. Intanto l’attuazione della legge “VALENTE” sulle statistiche di genere, approvata all’unanimità il 5 maggio scorso. Senza trascurare, ribadisce la relazione, il cambiamento del paradigma culturale: scuola, università, ricerca, formazione, specializzazione. Fondamentali i centri antiviolenza che accolgano le donne quando decidono di denunciare. Altro punto cardine suggerito nella relazione sono le misure cautelari che devono essere incrementate, opportuno anche il braccialetto elettronico per proteggere le vittime. Attenzione anche ai bambini, per questo la commissione ha detto no alla Pas (sindrome da alienazione parentale) e ai prelievi forzosi dei minori, sottolineando che si tratta di “fenomeni di vittimizzazione secondaria con particolare riferimento ai procedimenti di separazione”. Nel decalogo si parla poi di attuare le linee guida in ospedale; di sostenere il Reddito di libertà e della necessità di corsi obbligatori di recupero, certificati, per gli uomini maltrattanti.

Violenza DONNE, Valente (Pd): “In tante – Perché alcune misure preventive della violenza nei confronti delle DONNE non vengono applicate dai magistrati? Perché spesso la violenza di genere non viene riconosciuta per quella che è. Lo ha spiegato la senatrice del PD Valeria Valente, presidente della Commissione d’inchiesta sul femminicidio nella XVIII legislatura, nel corso della presentazione dei risultati del lavoro della Commissione nella Sala Zuccari del Senato. “Quante di queste misure, come braccialetto elettronico o altre misure cautelari, vengono adottate prima che una donna avvenga ammazzata? Troppo poche, e sapete perché? Io do per scontata la buona fede del magistrato, ma allora perché non vengono adottate? Perché molto spesso il tema vero è riconoscere e leggere la violenza per quella che è – ha sottolineato Valente -. Quando un fatto viene rappresentato a un ufficiale di polizia giudiziaria o a un magistarto, il tema vero è riconoscerla quella violenza. Lo abbiamo visto nelle vicende civili: il 34% delle DONNE nelle separazioni civili allega” il tema della “violenza. Ma poi?” Il tema della violenza “si perde nel corso del giudizio. Questa violenza non viene LETTA, non viene verbalizzata per quello che è”, si diche che “non è violenza ma conflitto. Quindi il tema vero è riconoscere”, ha ribadito la senatrice del PD


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