Senatrice Valeria Valente (Pd) cosa non la convince nella legge che rafforza il cosiddetto «Codice rosso» voluta dalla senatrice Giulia Bongiorno (Lega)?
«È un`occasione sprecata».
Cosa intende?
«Che non individua le priorità per combattere la violenza sulle donne».
Quali sono queste priorità?
«Serve personale specializzato e adeguatamente formato che raccolga le denunce delle donne, valuti il rischio che corrono e capisca la pericolosità sociale dei partner violenti».
Questo lo dice anche la senatrice Bongiorno.
«Ma non lo ha scritto nella sua legge appena approvata al Senato. E che non ha voluto abbinare ad altre due che erano in commissione Giustizia e che invece prevedevano queste priorità».
E di un solo articolo il nuovo disegno di legge.
«Sì, prevede la possibile revoca dell`assegnazione del fascicolo da parte del procuratore capo. Cosa che in realtà si poteva già fare».
Ovvero se il magistrato non ascolta le donne entro i tre giorni previsti dal «Codice rosso»?
«Già, ma non si sa quanti sono i magistrati che non hanno ascoltato le donne nei tempi del “Codice rosso”. Non esistono dati. La legge è del 2019 ma non ci sono ancora questi numeri. La nuova norma ora prevede l`acquisizione di questi dati ogni tre mesi dalle procure generali presso le corti d`Appello ma non mette le risorse. Non sempre, però, questi tempi stretti aiutano le donne».
Che vuole dire?
«Intanto non sempre questa fretta imposta è un vantaggio. A volte può essere addirittura controproducente essere riascoltata una seconda volta a stretto giro dal magistrato».
Cosa si deve fare quindi?
«Più misure cautelari, più braccialetti elettronici oltre la formazione degli operatori. Lo dice anche la procura generale della Cassazione, ma soprattutto tanti avvocati, a partire da quelli dei centri antiviolenza».


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