“Dalla prima Premier donna, che oggi fa tra l’altro un richiamo al lavoro comune per la lotta alla violenza, non ci saremmo aspettate dichiarazioni come quelle ascoltate in materia di migranti e violenza. E’ un’operazione che non risponde a verità, ma che soprattutto è dannosa per quella che dovrebbe essere una battaglia comune. Cercando di mettere in discussione le ragioni della violenza maschile e cioè il patriarcato, non si aiuta la battaglia comune ma si favorisce purtroppo un arretramento. Quella di attribuire ai migranti la colpa della violenza contro le donne in Italia, di trovare il capro espiatorio è un’operazione sbagliata, fatta a fini di propaganda e per giustificare i centri in Albania. E’ un tentativo inaccettabile perché è fuorviante”. Lo dice la senatrice del Pd Valeria Valente, della Bicamerale femminicidio. “I dati – prosegue Valente – ci dicono, per esempio quelli della Commissione femminicidio del Senato, che in più del 70% dei casi il femminicida ha le chiavi di casa: è il partner o l’ex partner. Le nostre inchieste confermano anche che gli italiani violentano, maltrattano e uccidono italiane, gli stranieri le loro connazionali. Il fenomeno è dunque trasversale rispetto al censo, all’etnia, alla classe sociale, al titolo di studio perché è strutturale e di natura culturale. E se c’è un’incidenza maggiore della violenza sessuale tra i migranti, non è vero per gli altri reati di genere, che sono la maggioranza, come i maltrattamenti, la violenza domestica e i femminicidi. La violenza contro le donne è e rimane insomma non un problema di sicurezza, ma di cultura”.


Ne Parlano