Affermare che la riforma dell`autonomia differenziata del ministro Calderoli è un progetto che spacca il Paese significa semplicemente riconoscere che, nel merito come nel metodo, siamo di fronte a un`iniziativa che comprime il confronto istituzionale e mette a rischio l`unità della Repubblica. Voglio però chiarire subito che il problema non è l`autonomia, ma questa autonomia. La nostra bussola, come ricordato dal presidente Mattarella, deve essere infatti la Costituzione, la quale disegna il sistema delle autonomie tenendo insieme unità e decentramento (articolo 5) sotto il faro illuminante degli articoli 2 e 3, che sanciscono un`eguaglianza basata sulla valorizzazione delle differenze e sulla rimozione degli ostacoli di ordine economico e sociale che impediscono il pieno sviluppo della persona. In questa cornice, molti sono gli aspetti preoccupanti della riforma. Anzitutto, i luoghi e gli strumenti in cui l`autonomia differenziata dovrebbe essere costruita: non la conferenza Stato-Regioni, quella Unificata e il Parlamento, vale a dire i luoghi istituzionali in cui si dovrebbe svolgere un approfondito confronto, ma una cabina di regia governativa a Palazzo Chigi. Il confronto deve avvenire nel luoghi istituzionali preposti, non attraverso una contrattazione bilaterale fra Governo e singoli presidenti di Regione, slegata dal contesto complessivo. La legge di bilancio (commi 791 e seguenti dell`articolo unico) affida la definizione attenzione, basta che siano determinati, non garantiti ed attuati!- dei livelli essenziali delle prestazioni concernenti i diritti civili. e sociali a una cabina di regia e poi a un decreto del Presidente del Consiglio: diviene così del
tutto recessivo il ruolo della legge, previsto dall`articolo 117, comma 2, della Costituzione. Il persistente riferimento al criterio della spesa storica nell`individuazione dei fabbisogni standard, l`assenza di uno specifico stanziamento in bilancio e la mancanza di un fondo di perequazione rischiano dl aumentare il gap Nord-Sud: non solo viene così incrinata, infatti, l`unità e l`indivisibilità della Repubblica, ma viene anche pregiudicata l`eguaglianza nel godimento dei diritti civili e sociali su tutto il territorio nazionale. Proprio per questo fondamentale e il ruolo del Parlamento e la sua funzione di tutela verso gli interessi di tutti i cittadini. Come evidenziato nell`appello sottoscritto da eminenti costituzionalisti, i parlamentari. “come rappresentanti della Nazione, devono essere infatti chiamati a intervenire, qualora lo riterranno, anche con emendamenti sostanziali”: tutto questo non avviene, secondo il disegno di riforma del Governo. Non solo, dunque, una questione di metodo (in questo caso un arto di protervia da parte del Governo che cozza con l`articolo 116, coniala 3 della Carta), ma anche di sostanza (un`Italia a macchia di leopardo sul piano di diritti e servizi). Si tratta di un approccio non solo ingiusto, ma anche miope sul piano dello sviluppo: l`Italia cresce solo se cresce il Mezzogiorno, non a spese del Mezzogiorno. Lo sviluppo deve essere oltre che sostenibile come ormai assodato, nazionale. Un`autonomia giusta e virtuosa deve fondarsi su coesione e sussidiarietà (come stabilisce nel caso dell`autonomia finanziaria l`articolo 119 della Costituzione), tenendo conto che territori e comunità non hanno tutti te stesse condizioni di partenza. Sono perciò necessarie responsabilità, cautela e onestà intellettuale. Ma esse,
purtroppo, rischiano di venir meno quando una riforma di questo tipo si trasforma in trofeo politico per una mai sopita campagna elettorale in corso all`interno della maggioranza di governo. In altre parole, la competizione politica fra alleati rischia di inghiottire anche questo tema vitale per la nostra Repubblica. Infine, un`ultima riflessione. Si vuole far passare per riforma modernizzatrice quella che nella versione leghista è una contro-riforma: il ddl Calderoli, infatti, assume il divario che ha segnato il Paese e lo cristallizza contrastando l`ottica moderna di coesione e sussidiarietà riconosciute come indispensabili anche dal PNRR. Dietro parole apparentemente fredde come livelli essenziali delle prestazioni, cabine di regia, servizi, fondo di perequazione sì nascondono i principi della nostra democrazia, cioè i diritti, e la vita di ognuno di noi. E oggi più che mai è utile e giusto ricordarlo a gran voce. Non solo nell`interesse del Mezzogiorno ma dell`intero Paese.


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