A maggio, nel corso dell’assemblea dei senatori PD con il segretario Enrico Letta, Valeria Valente aveva aperto il fronte delle ‘perplessità’ dem sul ddl ZAN. “L’identità di genere rischia di essere poco applicabile, era meglio specificare identità sessuale”, aveva sottolineato, aggiungendo che si sarebbe “potuto trovare maggiore consenso con il centrodestra, evitando una discussione su blocchi ideologici”. Adesso, che il PD ha vinto la battaglia per portare il provvedimento in aula il prossimo 13 luglio, ma che il destino della legge appare più che mai incerto, Valente ha le idee chiare: “Io continuo ad avere i dubbi e le perplessità che ho sempre espresso, ma credo che in questo momento differenziarsi, fare polemiche non abbia senso – dice a LaPresse la senatrice dem – Non sono assolutamente disponibile a nessun voto contrario rispetto alle indicazioni del PD e non per disciplina di partito ma perché credo che si presti a strumentalizzazioni e a creare confusione sul tema. Detto questo, se si dovesse mai riaprire lo spazio io contribuirò ad una soluzione. Le mie perplessità sulla norma restano, purtroppo però il tempo massimo è passato e non è passato a causa del PD ma a causa della Lega che per settimane e mesi ha fatto un ostruzionismo assolutamente frontale”.
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