“Il femminicidio di Giada Zanola verosimilmente da parte del convivente Andrea Favero è avvenuto con modalità e in circostante raccapriccianti per la violenza inaudita e l’aberrante tentativo di lui di evitare l’incriminazione. Il pensiero non può che andare al figlio piccolo e per questo ci stringiamo ancor di più alla famiglia di Giada. Preoccupano le motivazioni attribuite dai media, attraverso la pubblicazione di stralci del documento di fermo, al sostituto procuratore di Padova che avrebbe provveduto all’arresto parlando, se fossero appunto confermate le anticipazioni di stampa, di ‘colpi subiti in famiglia’ che avrebbero ‘caricato’ l’indagato al punto di spingerlo all’omicidio ed elencando tra questi il mancato matrimonio, la possibile fine della convivenza e le minacce di non fargli vedere il figlio”. Lo dice la senatrice del PD Valeria Valente, componente della Commissione bicamerale femminicidio e del Consiglio di Presidenza del Senato. “Alla legittima ricerca del movente- prosegue Valente- non si può colpevolizzare la vittima. Il femminicidio come risposta alla volontà della donna di troncare una relazione conferma la matrice culturale di questo reato, riconducibile alla sperequazione di potere tra uomo e donna e a una relazione sentimentale anche in questo caso improntata sul possesso, sul controllo e sulla sopraffazione da parte dell’uomo sulla donna. E’ sempre necessario fare attenzione anche al linguaggio, per non indurre a giustificare ciò che non lo è nel modo più assoluto. Siamo ancora una volta di fronte a una delle espressioni del patriarcato”. (Com/Red/Dire) 13:56 31-05-24 NNNN
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