“Il ministro Bonafede dovrebbe sapere che il dialogo istituzionale passa per la capacità di ascolto. La sua reazione stizzita alle critiche sulla legittima difesa espresse dall’Anm evidenzia invece arroganza più che disponibilità al dialogo. Dal ministro ci si aspetterebbero parole più rispettose ed equilibrate rispetto a un parere del massimo organo di rappresentanza dei magistrati. Non guasterebbe poi anche una dose maggiore di serietà sul merito della questione perché mentre critica per la loro genericità le parole dell’Anm, le sue semplicemente non ci sono. Rivendica legittimamente al suo ministero la competenza per avanzare proposte al Parlamento di modifica della legge, però poi si dimentica di dirci quali sarebbero nel merito i punti di distanza dal provvedimento che invece la sua maggioranza sta portando avanti in Senato.
Il ministro è d’accordo sull’eliminare del tutto la proporzionalità tra difesa e offesa?
È d’accordo sull’estendere ancora di più la discriminante? È d’accordo che la legittima difesa in caso di violazione di domicilio o luogo di lavoro vada sempre presunta?
Sostanzialmente, è d’accordo che lo Stato debba abdicare rispetto alla sua funzione di garantire la sicurezza dei cittadini, lasciando ai singoli il compito di farsi giustizia da soli?
O invece è d’accordo con il Pd che chiede più sostegno alle forze dell’ordine, più fondi per le vittime, processi più rapidi e più veloci per garantire giustizia, che la sicurezza dei cittadini resti un fatto pubblico e non diventi un fatto privato?
Su questo ci aspetteremmo dal ministro competente parole meno generiche e azioni più chiare”.