Giulia:

“Il ministro Salvini ha chiarito bene come la pensa, semmai ce ne fosse stato bisogno: il suo personale senso della giustizia si confonde con la legge del taglione. E da questa granitica certezza lui soffia sul fuoco del dolore e della rabbia, legittimi e umani in un momento come questo, pensando di racimolare consenso. È un gioco meschino e indegno del ruolo e della responsabilità istituzionale che il ministro e vicepremier ricopre”. Lo dice la senatrice del Pd Valeria Valente. “Nell’atroce femminicidio di Giulia – prosegue Valente – la dinamica degli eventi è fin troppo chiara, così come chi è la vittima e chi il carnefice. Ma in uno stato di diritto colpevolezza e pena si determinano nel corso di un processo. Proprio per questo, per rispetto di Giulia e dei suoi famigliari, e in particolare della sorella Elena e del papà, che in queste ore per loro così dolorose stanno persino parlando un linguaggio di speranza, Salvini – come chiunque speri di lucrare facile consenso sul dolore degli altri – avrebbe fatto bene a risparmiarci le sue inutili dichiarazioni di ferocia. Bisogna cambiare proprio questa cultura machista. Chi commette un femmincidio non è un malato, ma un individuo che agisce una cultura patriarcale di possesso e sopraffazione dell’uomo sulla donna”.


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