“Sbagliati attacchi privati a Meloni, ma dico no a Valditara e ai suoi esperti”. A dirlo la senatrice del Pd ed ex presidente della Commissione sul femminicidio Valeria Valente.

Il patriarcato ha ucciso Giulia?

La violenza maschile contro le donne è un fenomeno pubblico e non privato. Chiama in causa la politica perché frutto di modelli sociali stereotipati, sessisti e pieni di pregiudizi, che sono quantomeno la fotografia di quello che una volta era il patriarcato. Possiamo, dunque, sostenere che sopravvive sotto mentite spoglie.

Che idea si è fatta rispetto alla polemica tra la premier e la giornalista Gruber?

Non mi permetterei mai di chiamare in causa la vita privata di Meloni. Penso, invece, che le forze di centrodestra si siano rese tutto sommato protagoniste di scelte politiche e indirizzi che tendono ancora a stare nel solco dei ruoli sociali propri del patriarcato.

Faccia un esempio…

Basti pensare al congedo paritario, dove non viene messa al primo posto la condivisione delle responsabilità familiari. La tutela della maternità, poi, diventa quasi un accanimento, attraverso una messa in discussione della legge 194. Bene aiutare una donna a fare figli, consentendole una vita a casa agevole, ma non penalizzandola sul luogo di lavoro.

Il ministro Valditara, intanto, parla di passi in avanti in tal senso…

Dovrebbe essere più cauto. Se i consulenti di Valditara sono quelli che leggiamo nelle ultime ore, portiamo modelli educativi sbagliati e pericolosi, certamente non orientati al futuro.

In base a cosa parla di ritorno al passato?

Pur ritenendo gli psicologi, quando sono competenti e preparati, un prezioso valore, mandare nelle aule chi non si è mai occupato di violenza o ne capisce poco è un errore.

La priorità sarebbe ascoltare innanzitutto il grido d’aiuto di una generazione che si sente sempre più distante da chi dovrebbe rappresentarla…

Soprattutto le ragazze più giovani chiedono di essere valorizzate per quelle che sono, di poter coltivare i loro sogni, le loro ambizioni e attitudini. Come si raggiunge questo obiettivo? Scardinando modelli vecchi, facendo in modo che alle donne siano garantiti spazi di autonomia e libertà, i quali devono essere accettati dagli uomini come una ricchezza, non come un diritto. È come se il patriarcato fosse morto solo formalmente. Nei fatti, invece, è ancora forte. Lo è tutte le volte che una donna prova ad affermare uno spazio di autonomia e libertà e poi deve fare un passo indietro perché deve prendersi cura dei figli, della casa, interrompendo una carriera o un percorso di crescita formativo.

Prima della destra, però, al governo c’era la sinistra…

Non è stata al governo la sinistra. Ci sono state maggioranze eterogenee con posizioni diverse sulle varie questioni.

Non è stato, comunque, raggiunto l’obiettivo…

Non direi! Passi in avanti sono stati compiuti. Abbiamo approvato la legge sulle statistiche di genere, che dice come vanno lette le violenze e raccontate. Stesso discorso vale per le linee guida in tema di educazione nella scuola. Queste leggi non solo hanno bisogno di monitoraggi costanti e risorse. Dire che culturalmente siamo dove eravamo sei anni fa è uno sbaglio. Detto ciò, si procede ancora troppo lentamente. Il rischio di tornare indietro è dietro l’angolo.

In questo particolare momento in tanti si aspettavano un atto di responsabilità da parte della politica. Qualcuno sperava che fossero messe in soffitta le bandiere dei partiti.

Più che approvare una legge all’unanimità sulla violenza, non potevamo fare molto di più. Il governo, però, è lontano anni luce, anche sul ruolo di donna all’interno della società. Bene quando viene riconosciuto il lavoro fatto in precedenza, così come la collaborazione su temi importanti, ma se poi la risposta è Valditara, che mette un consulente che pensa che la violenza è da ambo le parti, meglio andarci cauti. Sono d’accordo col ministro quando sostiene che l’educazione a una corretta relazione paritaria tra uomini e donne sia portata nelle scuole, ma allo stesso tempo gli dico di confrontarsi non solo con la politica, ma soprattutto con gli operatori dei centri antiviolenza. Se si procede nel modo sbagliato faremo un danno ai ragazzi. A rischio tanti anni di conquiste. Invece di guadagnare terreno, rischiamo di perderlo.


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