“Il decreto del Tribunale per i minorenni di Roma che prevede l’allontanamento forzoso del figlio undicenne di Laura Massaro, la decadenza dalla responsabilità genitoriale per la madre e l’interruzione di ogni rapporto fra madre e figlio, è l’esito di una vicenda divenuta emblematica. Da anni il caso di Laura Massaro e di altre madri, i cui figli sono stati da loro separati, talvolta anche con l’uso della forza pubblica, scuotono l’opinione pubblica e sono all’attenzione di parlamentari, associazioni e Centri antiviolenza. Laura Massaro è giudicata una madre ostativa, in quanto si sarebbe tenacemente opposta alla ripresa di una relazione tra il figlio e suo padre.
Secondo i giudici minorili, questo giustifica l’allontanamento del bambino, il suo collocamento in una casa famiglia e l’interruzione di qualunque rapporto con sua madre, l’unico genitore con il quale è cresciuto e con il quale ha una stabile relazione affettiva. Non è superfluo chiedersi se è peggio la medicina o la malattia, e come sia possibile non verificare preventivamente i potenziali effetti traumatici del prelevamento forzoso del bambino da parte di persone sconosciute, in parte poliziotti in borghese, del suo sdradicamento dall’ ambiente domestico in cui è cresciuto, dai suoi punti di riferimento abituali. Il suo collocamento in un luogo ignoto e segreto, in una condizione di totale isolamento dai suoi affetti e dalle persone che conosce, coincide davvero con il suo interesse superiore? E siamo davvero sicuri che questa sia la strada per affermare il principio della bigenitorialità?”. Lo dice la senatrice del Pd Valeria Vlente, presidente della Commissione Femminicidio e violenza di genere.
“Nel pieno rispetto della pronuncia giudiziaria e dell’operato dei giudici che da anni lavorano sul caso, l’esito di questa lunga vicenda legale spinge tutti a interrogarsi, e al contempo ci rafforza nell’intento di vigilare e tenere alta l’attenzione – prosegue Valente – sul funzionamento di una parte così importante e delicata del nostro sistema giudiziario come i Tribunali per i minorenni. Del resto di recente proprio la Cassazione con l’ordinanza 13217, depositata pochi giorni fa, ha chiarito che il giudice deve attenersi al criterio fondamentale rappresentato dall’esclusivo interesse morale e materiale della prole, soprattutto valorizzando il positivo rapporto di accudimento intrattenuto con il minore ed individuando il genitore più idoneo all’affidamento attraverso un percorso scevro da pregiudizi e stereotipi”.