“Venticinque anni fa a Mogadiscio persero la vita tre nostri militari nel corso della missione Onu Restore Hope durante la quale morirono in tutto 12 militari italiani, 107 rimasero feriti, 2 giornalisti furono uccisi e un’infermiera volontaria della Croce Rossa venne ferita. La maniera più corretta per ricordare questo sacrificio è ribadire quanto sia grande l’impegno del nostro Paese nella partecipazione alle missioni internazionali di pace. Alle nostre Forze armate viene, infatti, riconosciuto un’elevatissima efficacia e professionalità; in particolare per quelle capacità integrate di intervento civile-militare che rappresentano la nostra cifra operativa. L’Africa e il Mediterraneo sono da tempo priorità della nostra politica estera; per il semplice motivo che il Mediterraneo lega noi, il nostro destino e i popoli dell’Africa; e come lo sviluppo di quest’area ci richieda la capacità di attuare, anche qui, politiche di lungo periodo e di cooperazione multilaterale”. Lo ha detto intervenendo in aula il sen. Vito Vattuone, capogruppo Pd in commissione Difesa.
“Per capire l’importanza di Restore hope e del valore del sacrificio che ha subito il nostro Paese basta guardare il bilancio della missione – conclude Vattuone – oltre 12.000 uomini impiegati, 6 milioni di chilometri percorsi e 4.000 ore di volo effettuate dagli elicotteri dell’Aviazione dell’Esercito; 600 le scorte a convogli umanitari; 1.320 le operazioni di rastrellamento; 4.000 le armi di ogni tipo sequestrate; 200.000 le visite mediche e 233.000 gli interventi veterinari ed i trattamenti antiparassitari; 9.000 le giornate di ricovero e 600 gli interventi chirurgici nell’ospedale da campo dell’ Esercito. Infine, 100 le scuole riaperte e 22 gli orfanotrofi cui venne fornita assistenza”.