‘Le dimissioni del Direttore Generale Cinema del Ministero della Cultura certificano il disastro della gestione Borgonzoni e del Governo Meloni su quello che è un asset decisivo del nostro Paese.
Dal gennaio 2023, quando uscì la prima bozza sulla riforma del tax-credi credit (2 anni e mezzo fa), il Ministero si è distinto per un mix di arroganza e improvvisazione, attaccando ferocemente produttori, autori, registi, accusandoli delle peggiori nefandezze.
Una campagna ideologica che serve a coprire l’incapacità del Ministero. L’incapacità e la brama di potere della destra hanno affossato uno dei settori più importanti e nevralgici nell’esportare la nostra cultura, i nostri valori, le nostre eccellenze in tutto il mondo, mettendo in ginocchio soprattutto i piccoli produttori che con sacrificio hanno sempre portato avanti nonostante tutto l’idea di cinema come valore culturale, mentre la gestione del Governo Meloni spalancava le porte alle multinazionali straniere, riempendole di soldi e di credito d’ imposta, mentre facevano man bassa di tutte le maggiori imprese produttive italiane, ormai alle dipendenze dei gruppi stranieri. La sbandierata difesa del made in Italy si è rivelata solo retorica ipocrita. Questi anni si stanno rivelando drammatici per il comparto del cinema italiano. Migliaia di lavoratori rischiano di perdere la propria professione. Le produzioni sono ferme. La sottosegretaria Borgonzoni dovrebbe avere la dignità di dimettersi. Noi continueremo a chiedere al Governo di aprire un tavolo permanente con tutti i soggetti del settore e di avviare il lavoro per una nuova governance, così come proposto dal maestro Pupi Avati.’ Così in una nota il Senatore Francesco Verducci, della Commissione Cultura.


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