“Con una forzatura inaccettabile, con un emendamento a un decreto in modo da impedire una discussione vera e comprimere i tempi, viene introdotta a tutti gli effetti una contro-riforma dell’università e della ricerca. Mentre in tutte le università i ricercatori sono in mobilitazione contro il precariato, il Governo e i poteri forti dell’accademia impongono un passo indietro mortificante rispetto a quanto conquistato con la legge 79 del 2022. L’emendamento Occhiuto/Cattaneo voluto dalla Ministra Bernini reintroduce figure sottopagate e senza tutele che erano state cancellate durante il Governo Draghi. Sulle spalle dei ricercatori viene nuovamente scaricato il costo di un sottofinanziamento inaccettabile. Anzichè portare avanti una battaglia coraggiosa per le risorse, per rimettere l’università al centro delle politiche del Paese, si è preferito ingaggiare una ritorsione meschina contro i ricercatori. Gli interventi di giubilo del Presidente dell’Accademia dei Lincei e della Presidente della Crui sono uno schiaffo per migliaia di ricercatori. Ha ragione il Rettore Tomaso Montanari che ieri ha scritto: ‘Non in mio nome. No al ritorno in grande stile dello schiavismo accademico. No a questa macelleria sociale.’ Ecco, questo è il punto. Servono risorse per piani pluriennali di reclutamento, serve finanziare la legge 79, non smantellarla. Il contratto di ricerca per noi non è intoccabile, abbiamo presentato emendamenti per modificarlo e renderlo maggiormente flessibile. Ma il Governo non ha mai aperto realmente a una trattativa. Sappiamo che ci sono situazioni che richiedono flessibilità ma assolutamente possono essere soddisfatte senza tornare indietro dalla conquista di una forma di lavoro subordinato con piene tutele per i ricercatori. Oggi il nostro sistema torna indietro, si allontana dall’Europa, diventa ancora meno attrattivo. Ovunque in Europa i ricercatori sono pagati e tutelati meglio che in Italia. Questo è il vulnus. Un Paese serio non difende il precariato, difende il lavoro e la ricerca, insieme.’ Così intervenendo in Aula il senatore del Pd Francesco Verducci della Commissione Cultura del Senato.


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