“L’11 giugno 1984, esattamente 40 anni fa, il cuore di Enrico Berlinguer cessava di battere. La sua morte ha segnato uno spartiacque nella storia della nostra Repubblica. Berlinguer era amato e rispettato al di là delle appartenenze politiche, per la sua etica, per il suo carisma profondo, per la dolcezza del suo sguardo. Il suo nome Berlinguer, cosi difficile da pronunciare, divenne un amuleto per milioni di persone, soprattutto le più semplici e le più indifese”. Lo ha detto il senatore del Pd Francesco Verducci, ricordando in Aula Enrico Berlinguer.
“La sera del 7 giugno – ha proseguito Verducci – un malore lo aveva colpito a Padova in una piazza piena di popolo, per 4 giorni l’Italia intera stette come sospesa in attesa di un miracolo, che i suoi occhi e il suo sorriso, che appartenevano a milioni di persone che in lui si identificavano, potessero riaprirsi. Berlinguer aveva scelto di appartenere al popolo, dalla parte degli ultimi e dei più deboli, di lottare per i loro diritti e la loro emancipazione. Di famiglia borghese, decise di diventare comunista convinto dalle argomentazioni di operai, manovali e artigiani antifascisti che frequentava di nascosto in una stalla nelle campagne intorno alla sua Sassari. Nel gennaio 1944 aveva organizzato una manifestazione per chiedere farina e pane per la sua popolazione, venne incarcerato per 100 giorni. Lottò sempre per le istanze di un popolo da riscattare, per le istanze della Repubblica e della democrazia da rafforzare e difendere ogni giorno. L’immagine delle sue mani e quelle di Aldo Moro che si stringono insieme è tra le più belle nella storia della nostra Repubblica. Quando il terrorismo e gli apparati deviati uccisero Moro, morì una prima volta anche Berlinguer e venne fermato per sempre il più grande tentativo di cambiamento. Berlinguer fu il leader comunista che affermò il valore assoluto, imprescindibile, universale della democrazia e sostenne la possibilità di costruire socialismo solo nella democrazia e nella libertà. Unì nella sua persona il portato delle generazioni di partigiani che avevano consegnato all’Italia la libertà e lo slancio di futuro delle generazioni che generosamente stavano costruendo la Repubblica. Per questo in Italia la parola ‘comunista’ ha un valore alto e unico. Berlinguer fu un europeista, chiese ad Altiero Spinelli di candidarsi come indipendente con il Partito Comunista. Nel corteo infinito che accompagnò il suo feretro in piazza San Giovanni c’era tra tutti Sandro Pertini, il presidente partigiano, che si inginocchiò davanti al feretro e lo baciò, stringendosi alla folla. C’era un popolo intorno a Berlinguer. La diversità di Berlinguer non fu mai isolamento: è la diversità di chi non si vuole arrendere a un mondo ingiusto fatto per pochi, fatto di diseguaglianze e privilegi. La questione morale in Berlinguer è un tutt’uno con la questione sociale -riscatto e speranza-ed è quanto mai attuale nel tempo che viviamo”.


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