“Se dovessi dire chi è stato Mario Tronti direi che è stato un militante comunista. In questo c’è un’etica e un’umanità che testimoniano l’intera sua esistenza. La vicenda politica, intellettuale, esistenziale di Tronti appartiene a un popolo, a una classe sociale che sta in basso, esclusa, umiliata e offesa e che cerca riscatto ed emancipazione. Tronti è stato una figura leggendaria nel campo della sinistra. ‘Operai e capitale’, il suo libro del 1966, è stato il dirompente manifesto dell’operaismo e anticipò i tempi nuovi del ’68 e del ’69. Il marxismo di Tronti mise in discussione lo storiscimo, l’idealismo, il progressismo della tradizione comunista italiana. La forza evocativa del suo pensiero è ancora attuale e parla alle nuove generazioni, perché si misura con l’altezza della voragine del tempo che viviamo: un presente senza storia e senza memoria, una democrazia senza più partiti e soggetti collettivi, il popolo politico sostituito dal populismo antipolitico, la neutralizzazione del conflitto sociale. Eppure, secondo Tronti, la lotta di classe c’è ancora e ci sarà sempre finché ci saranno barriere sociali insormontabili. A noi militanti di generazioni successive Tronti ha insegnato questo: far vivere sempre, dando battaglia politica, il punto di vista della parte che storicamente si è chiamati a rappresentare; far vivere in forme nuove l’eredità storica del movimento operaio e popolare, aspirazioni, speranze, passioni di chi è sfruttato, nel mondo frammentato, precario, smarrito che viviamo.” Lo ha detto il senatore Francesco Verducci, ricordando il senatore Mario Tronti nell’Aula del Senato.


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