Il punto è creare «gli anticorpi politici per impedire episodi di trasformismo», dice Walter Verini, senatore Pd e capogruppo in commissione Antimafia. Quello che arriva dalla Puglia è «un segnale di allarme», perché anche dove la sinistra «ha ben governato, come a Bari e in Regione, ci può essere un logoramento e bisogna avere la capacità di innovare, di aprirsi alla società».
Un modo gentile per dire che un ciclo politico è finito?
«Queste vicende, gravissime, non devono intaccare il giudizio positivo che si deve dare sul percorso fatto negli ultimi quindici anni a livello comunale e regionale, con profonde trasformazioni e grandi miglioramenti, anche nel campo della legalità».
Però?
«Però, se non si hanno anticorpi forti, alla lunga si perdono colpi. Non si può pensare di allargare il consenso accogliendo fuoriusciti da altri partiti, persone elette nella destra che cambiano casacca all`occorrenza».
Allora ha ragione Conte?
«Conte ha compiuto un grave errore, non solo per l`uscita dalla giunta di Emiliano e per aver fatto saltare in quel modo le primarie a Bari, ma aver sprecato un`occasione. Si doveva raccogliere insieme la sfida per offrire ai cittadini un nuovo ciclo amministrativo all`insegna del rinnovamento, mettendo insieme le forze civiche e dell`antimafia sociale».
Lui dice di volere proprio quello…
«In realtà, sembra voler sfruttare la situazione per prendere qualche voto in più alle Comunali e alle Europee. Ha dimostrato di non avere a cuore l`interesse della comunità pugliese o barese, né del campo progressista, ma solo quello del suo partito, del suo marchio».
Cosa avrebbe dovuto fare?
«Lanciare una sfida positiva al Pd, davvero costruttiva, non finalizzata ad affermare la propria – presunta – identità moralmente superiore a quella degli altri. Si è messo a cavalcare un po` la tigre 5 stelle delle origini. Una scelta pericolosa. Altra deve essere per tutti la sfida».
Quale?
«Un patto: per esempio, basta piazzare ai vertici delle aziende partecipate, comunali e regionali, ma anche nazionali, personaggi che hanno solo la fedeltà partitica. La politica decide i programmi. La gestione deve fondarsi su competenze e capacità. Sarebbe una rivoluzione copernicana. L`essenza della questione morale di Berlinguer. E una sfida a una destra vorace e ingorda, che occupa con arroganza tutto l`occupabile».
Quanto al Pd, si risolve tutto con il nuovo codice di autoregolamentazione inaugurato in Campania?
«Mi sembra positivo rafforzare il codice etico, che io ho contribuito a redigere nel 2008. E avevo fatto inserire una frase, che è ancora lì, a proposito della necessità di “evitare cristallizzazioni correntizie”. Un conto è il pluralismo culturale delle correnti, che arricchisce, un altro la spartizione del potere».
Quindi?
«Quindi, bene alzare gli alert contro penetrazioni criminali e voto di scambio. Ma il tema non sono solo le regole, è soprattutto la volontà politica: bisogna fare in modo che, a tutti i livelli, si torni a considerare il potere come un mezzo e non come un fine. E che i cittadini percepiscano questo ogni giorno».