Ha il piombo nelle ali il campo largo. La segretaria del Pd Elly Schlein e il presidente 5 Stelle Giuseppe Conte si dovrebbero sentire a ore per dirimere il caso Liguria, dove la candidatura dell`ex ministro dem (lavoro e giustizia) Andrea Orlando rimane la più autorevole delle schermaglie «di bottega». Anche se in Emilia Romagna e in Umbria le alleanze locali procedono, il fronte di centrosinistra stenta però a dimostrarsi unitario. A partire dai veti incrociati tra M5s e Italia viva.
Senatore Walter Verini, da dirigente non allineato nelle dispute interne al Pd quanto convinto dell`unità del centrosinistra, secondo lei perché il campo largo stenta a decollare?
«Rispondo con una citazione di Paolo Gentiloni: non confondiamo il sogno dell`Ulivo con l`incubo dell`Unione».
Ma sono passati decenni dalle vittorie mutilate dell`Ulivo, che nel 1996 fece la desistenza con Rifondazione comunista, e l`Unione, che nel 2006 comprendeva dai comunisti di Fausto Bertinotti all`Udeur di Clemente Mastella…
«L`Unione fu appiccicaticcio di sigle con 291 pagine di programma per contentare tutti. È quello l`incubo. Che finì giustiziato nono- stante la leadership di Prodi, dalle divisioni sia interne che esterne. Invece bisognerebbe recuperare l`orizzonte di alternativa che era l`Ulivo. Siamo obbligati a provare a costruire non solo un`opposizione, ma un`alternativa a questa destra».
Che però non spicca il volo…
«È un percorso che ha la gradualità della politica. Abbiamo fatto alleanze nei Comuni e abbiamo vinto quando le candidature non hanno messo insieme solo sigle, ma condiviso programmi. La stessa cosa sta accadendo in Emilia Romagna e in Umbria, dove de Pascale e Proietti stanno intessendo programmi che rappresentano la sintesi di un`idea di società diversa da quella delle destre. E la stessa cosa saprà fare Orlando in Liguria, che è una figura di spessore sulla cui candidatura non esiste ragione di veti. Fatto questo, si deve lavorare perché l`opposizione diventi alternativa di governo».
Eppure non decolla…
«Ci sono già tantissimi punti su cui lavoriamo insieme: scuola pubblica, sanità, salario minimo, diritti sociali e civili, referendum sull`autonomia differenziata, battaglia contro il premierato, ius scholae. Non sono bruscolini, ma questioni che riguardano l`esistenza delle persone e del Paese. Se arriviamo quasi a un milione di firme sul referendum contro l`autonomia differenziata vorrà dire qualcosa. Bisogna consolidare il rapporto comune su queste cose, lavorando sui programmi, partendo dal basso, senza veti. Se non si ascolta la domanda che viene dal Paese reale rispetto a un governo dannoso, familistico, discriminatorio, isolato in Europa, si rischia di tenere atteggiamenti politicisti che guardano alla propria bandierina».
Non per insistere, eppure quel rapporto politico sembra non decollare. Che ne impiomba le ali?
«Non mi nascondo i problemi. Uno riguarda le politiche internazionali: certe posizioni di Conte sull`equidistanza rispetto a Trump sono inquietanti. L`altro riguarda la giustizia, la separazione delle carriere e altre misure che indeboliscono la lotta alla corruzione. E gli attacchi all`indipendenza della magistratura. Sulla giustizia come sulla politica estera bisogna lavorare. La segretaria del Pd sta lavorando con coerenza all`obiettivo: l`unità deve avvenire sulle cose da fare. Dobbiamo proseguire sulle battaglie comuni e ragionare per trovare una sintesi, guardando all`interesse del Paese alla costruzione di uno schieramento ampio e convinto delle cose da fare. Per vincere bisogna convincere». Anche essere convinti. «Noi lo siamo, dai tempi dell`Ulivo al Lingotto. Ed Elly Schlein ci sta provando ogni giorno».