Senatore Walter Verini, da dirigente del Pd come valuta la rottura del campo largo nella votazione sul Cda Rai in rapporto alla richiesta di riforma?
«Credo che, se M5s e Avs avessero dato seguito alla determinazione di non fare nomine prima di una riforma, avremmo avuto più forza. Per quanto sia arrogante, la destra non avrebbe fatto nomine. E avremmo avuto più forza non solo incardinare la riforma, ma nel velocizzarla, avviando da subito l`applicazione del Media freedom act. Sono state fatte scelte diverse, secondo me sbagliate. E il Pd secondo me ha dato il giusto segnale contro l`occupazione della Rai da parte dei partiti. Se in passato son state fatte leggi sbagliate, è giusto dire basta».
Pensa che nel voto in Vigilanza si possa ricomporre l`unità dell`opposizione?
«Sarebbe auspicabile ragionare tutti per dare segnali e provare a impedire gli accordi che la destra sembra già aver chiuso. Dopo la scelta, a mio avviso sbagliata, sulla rappresentanza parlamentare, sul tema degli assetti e del futuro del servizio pubblico le opposizioni dovranno non solo tornare a confrontarsi, ma a lavorare insieme. A rendere attuale l`immagine Berlinguer nella tessera del Pd c`è proprio la
questione morale, che si riferisce al fatto che i partiti devono attenersi all`articolo 49 della Costituzione e nel sevizio pubblico vanno premiate le competenze e non le appartenenze».
I 5 Stelle vi contestano una subalternità a Renzi…
«Mi pare pretestuoso. Posso capire che loro vivano una fase interna complicata, che porta ad accentuare momenti identitari, ma noi stiamo facendo importanti alleanze larghe, con forti candidature unitarie, fondate sui programmi e con buone possibilità di vincere in Emilia-Romagna, Liguria e Umbria. La stesa che ci ha già consentito di vincere in molti comuni. Quello sarà il vero teste di una coalizione fondata, non su patti di potere, sigle e spartizioni, ma sulla condivisione delle cose da fare».
In campo nazionale non marciate ancora troppo divisi?
«Ci sono anche molte questioni aperte. Sulla partita della giustizia, ad esempio, noi non siamo d`accordo con Renzi e Azione. Come non lo siamo con Conte, non solo sulle nomine Rai, ma quando si pone equidistante tra Harris e Trump e non firma referendum sulla cittadinanza. Ma ci sono anche idee comuni, come contro l`autonomia differenziata e il premierato; e più in generale su una concezione diversa della democrazia rispetto alla destra. Affrontiamo le regionali e poi cerchiamo, con pazienza e schiena dritta, di valorizzare le cose su cui siamo uniti e di trovare la condivisione sugli altri temi per rendere credibile l`alternativa».


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