“Vogliamo ricordare in quest’aula la Strage di Primavalle a il barbaro assassinio di Stefano e a Virgilio Mattei. Lo facciamo oggi, perché domenica saranno cinquanta anni da quella notte del 16 aprile 1973, quando un gruppo di estremisti della sinistra extraparlamentare versò della benzina sotto la porta dell’appartamento della famiglia Mattei in Via Bernardo da Bibbiena e appiccò il fuoco. Questi assassini non hanno mai pagato il loro conto: uno non c’è più, gli altri sono da decenni fuggiti all’estero.
Domenica lo faremo anche in Campidoglio, insieme a Giampaolo, che con la sua Associazione tiene viva la memoria dei suoi fratelli e di quella strage.
La strage di Primavalle, che colpì la famiglia di Mario Mattei, segretario della sezione locale del Movimento Sociale, è stata uno dei crimini più orrendi di quegli anni. Erano gli anni delle stragi nere (c’era stata Piazza Fontana, di lì a poco ci sarebbero stati l’Italicus e la strage di Brescia) e anche il terrorismo rosso si stava affacciando sulla scena del crimine politico, con una scia di attentati e omicidi fino al rapimento di Aldo Moro o all’assassinio dell’operaio comunista Guido Rossa da parte delle Brigate Rosse.
Erano anni dell’odio. In questo clima accadeva che se un ragazzo aveva in tasca un giornale della destra poteva venire aggredito. E lo stesso per chi aveva in tasca l’Unitá o un giornale dal titolo rosso. O indossava l’eskimo. Accadeva in tutta Italia. Erano gli anni di piombo, ma anche gli anni dell’odio.
Tante di queste vittime, a Roma, hanno intitolati strade, giardini, per dare impulso alla necessità di farla finita con quella stagione. Non per distribuire torti e ragioni: la memoria deve essere intera, ma non necessariamente condivisa. Ma per trovare un denominatore comune: in Politica devono esserci avversari e non nemici. Deve esserci contrapposizione anche aspra, ma non odio sterminatore. È questa l’essenza della democrazia, di quella democrazia scolpita nella Costituzione, nata dalla Liberazione che l’Italia conobbe il 25 Aprile 1945.
Infine. C’è una immagine, straordinariamente bella e commovente. Al Palaeur di Roma, in una manifestazione di saluto alla città, all’inizio del 2008 il Sindaco Veltroni chiamò sul palco, davanti a migliaia di persone, Giampaolo Mattei e Carla Zappelli, mamma di Valerio Verbano.
Fu un gesto straordinario. Entrambi, anche con il rischio che i loro mondi di provenienza non comprendessero fino in fondo, diedero una testimonianza incancellabile.
Non dimentichiamo quell’abbraccio, oggi che la stagione dell’odio e della violenza torna ad affacciarsi, con episodi pericolosi. Si chiamino antisemitismo, razzismo, odio contro il diverso. Sono inquietanti campanelli d’allarme, che dicono a tutti: non dimentichiamo quegli anni, non devono tornare”. Così ciò senatore del Pd Walter Verini intervenuto in aula a Palazzo Madama.