“Siamo ancora in attesa di una risposta da parte del Governo, che torniamo a sollecitare, in merito all’interrogazione presentata con altri 23 senatori del Partito democratico sul caso grave e accertato di spionaggio perpetrato ai danni di 4 giornalisti e di alcuni attivisti da parte del sistema fornito dall’azienda israeliana Paragon. Una vicenda estremamente grave visto che i giornalisti, a meno che non si tratti di casi nei quali davvero è a rischio la sicurezza nazionale, non si possono né si devono spiare. Invece ciò è avvenuto. Il Copasir ha aperto una istruttoria in merito che ha confermato questa attività e chi l’ha prodotta. Questa società aveva un contratto con il Governo, poi rescisso dalla stessa società israeliana come se qualcuno avesse usato questo sistema non per gli scopi previsti dall’accordo ma per attività gravi e illegali per una democrazia liberale. Quindi abbiamo chiesto chi ha dato ordine di sottoporre a spionaggio il direttore di Dagospia, D’Agostino, quello di Fanpage Cancellato e il redattore Pellegrino e gli attivisti di Mediterranea: Luca Casarini, Giuseppe Caccia e don Mattia Ferrari. Sono risposte doverose per noi e per l’Italia. Siamo ancora una democrazia, non siamo la Russia di Putin, la Turchia di Erdogan o l’Ungheria di Orban. Ne l’America di Trump. L’Italia deve continuare ad essere una democrazia nella quale i giornalisti fanno il loro lavoro di contropotere fondamentale e non possono essere spiati. Per questo sollecitiamo risposte da parte del Governo al Parlamento e al Paese. Così il senatore del Pd Walter Verini capogruppo Pd in Commissione antimafia e componente commissione Giustizia, intervenendo nell’aula di Palazzo Madama.
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