Walter Verini, senatore e membro della Direzione nazionale del Partito Democratico. Le elezioni comunali, poi i referendum. In autunno, una importante tornata di regioni al voto. Una stagione politica densa di sfide. Come ci arriva il PD e il campo del centrosinistra?
Credo che l`azione del PD abbia importanti potenzialità. I risultati, sia pure di un test parziale come quello delle comunali, sono molto incoraggianti. Danno ragione alla linea unitaria che la Segretaria Schlein si è posta. Non c`è dubbio: senza l`unità delle forze di opposizione il centrosinistra non è competitivo. Il referendum potrà dare anche ulteriore spinta, e cercherò di motivare le ragioni. E anche la prossima partita delle regionali può essere un`altra tappa importante di un cammino verso le politiche. Un cammino che si colloca in una crisi della destra, che – al di là della propaganda – non riesce, non sa affrontare nodi strutturali del Paese, non riesce a dare risposte a problemi della vita quotidiana delle persone, delle imprese, non sa assumere un ruolo davvero credibile a livello internazionale, sospesa com`è tra pulsioni sovraniste, subalternità al pericolo Trump, rapporto con l`Europa che sembra perfino su certe questioni legato alle stagioni dell`eu- roscetticismo! Ma così non si fanno gli interessi del Paese. Altro che la Meloni “ponte” tra l`Europa e gli USA: raramente si ricordano fasi di così marcata irrilevanza. Che però, in quanto tale, arreca molti danni. E non fa svolgere all`Italia un molo in un momento nel quale sono a rischio l`equilibrio mondiale, la sopravvivenza di un clima di pace globale, la stessa democrazia, per molti versi sotto attacco.
Uniti si vince, ribadisce Elly Schlein. È sempre così o c`è il rischio che l`allargamento si trasformi in annacquamento?
Io penso che l`unità tra le forze democratiche e progressiste non possa essere un “optional”, ma un obbligo. Ma ritengo anche che questa unità non possa né debba essere solo il frutto di una sommatoria di sigle, di partiti. Deve fondarsi su un cammino comune, visioni comuni, programmi comuni e davvero condivisi. E stato più facile, anche se non sempre scontato (come si è visto in alcune realtà) raggiungere accordi programmatici ai livelli locali e regionali. Più impegnativo è farlo a livello nazionale. Esistono differenze, su alcuni temi importanti. Anche su un terreno nel quale non solo uno schieramento dovrebbe essere unito, ma l`intero Paese: quello della politica estera. Sul quale sono incredibilmente gravi le divisioni tra le tre
forze che governano l`Italia, FDI, Lega e Forza Italia, lacerati su questioni strategiche rilevanti. E tuttavia l`essere “testardamente unitari”, a mio parere, dovrebbe significare due cose, per il PD…
Quali?
La prima, rafforzare se stesso, aprendosi, aprendosi, aprendosi. E, contemporaneamente, anche con maggior peso, lavorare quotidianamente per cercare terreni e denominatori comuni. Molti già ce ne sono: i temi della salute, della dignità del lavoro. Di una moderna formazione. democratici non tanto come chi ha vinto legittimamente una elezione, ma come chi ha preso il potere, puntando a demolire o indebolire presidi costituzionali, separazione di poteri, contropoteri come l`informazione. Il tutto accompagnato da pericolose risposte di carattere solo securitario rispetto a temi che pure esistono. Come la sicurezza, che richiede sì risposte di prevenzione e repressione, ma insieme a risposte sociali, educative, preventive. Temi che la sinistra non deve “regalare” alla destra, ma affrontare declinandoli con ricette democratiche, non pericolosamente autoritarie. Il decreto sicurezza è solo una punta di un iceberg. La politica della Giustizia un`altra. La politica carceraria, affidata ad un personaggio come Delmastro, è una vergogna nazionale, con un Governo insensibile, cinico, anticostituzionale.
L`8-9 giugno si vota per 5 referendum. C`è chi sostiene che è un regalo alla destra.
Bisogna andare a votare. Io vado in giro a sostenere innanzitutto la necessità di andare a votare. L`ho sempre fatto. Il voto è una conquista democratica, pagata con il sacrificio e il sangue di chi combatté contro la dittatura nazifascista. Nel merito, il referendum sulla cittadinanza è importantissimo dal punto di vista civile, e il suo successo consentirebbe di affrontare in modo giusto il fenomeno delle migrazioni, altro terreno sul quale si misura il fallimento, impregnato di cinismo, del Governo, a partire dalla surreale vicenda dei centri in Albania. Sugli altri referendum, altrettanto rilevanti, ci sono più divisioni. Sia nel partito che tra le forze di opposizione. La linea scelta dal PD è chiara, ma capisco le riserve di chi sostiene che ci sarebbe il rischio di guardare indietro e di retrodatare una battaglia politica. Le capisco, ma ho una opinione diversa: penso che un successo del referendum, su quei temi, potrebbe invece dare maggior forza ad imporli nell`agenda politica. Dare maggior forza alla lotta allo sfruttamento. Alle battaglie per dare nuova centralità ai temi del lavoro (come ho detto: tutti i lavori, e anche a serie politiche industriali che con questo Governo sono del tutto latitanti). Se il referendum non andasse bene, invece, questi temi sarebbero per noi sempre centrali, ma ci sarebbe meno forza per portarli avanti. Poi, per me, sarebbe stato meglio se mobilitazioni come questa fossero state decise unitariamente da tutti i sindacati. Ma non c`erano le condizioni, in un tempo nel quale ci sono strategie diverse. Ma l`unità del mondo del lavoro è fondamentale. Sia per le battaglie per la crescita, l`occupazione qualificata, la dignità del lavoro, la sicurezza nel lavoro, la dignità di salari e retribuzioni, sia su temi che riguardano la lotta contro le fragilità, per la sanità pubblica, la transizione ambientale, da affrontare con coraggio, senza tabù (i cambiamenti climatici non sono una invenzione e i negazionisti sono degli irresponsabili) e con attenzione agli effetti sociali delle necessarie politiche di conversione ambientale. E questa unità dei mondi dei lavori deve incontrare forze sociali diverse: imprese, partite IVA, ceto medio impoverito e a rischio di impoverimento. Dopo il referendum si dovrà lavorare per nuove stagioni di unità.
La questione dell`unità richiama contenuti e alleanze, ma pone anche un problema interno al PD in processo di rinnovamento che non può dirsi concluso.
La segretaria Schlein, coerentemente con il programma con cui ha vinto il Congresso, ha posizionato in questi due anni il partito su fronti sociali fondamentali, verso i quali abbiamo riconquistato nuova credibilità e centralità. Proprio per questo oggi possiamo – e secondo me dovremmo – porci il problema di allargare il nostro spazio, le nostre relazioni sociali, la nostra apertura alla società. Ci aiuterebbe molto. Innanzitutto, a relativizzare il peso di forme ancora presenti di cristallizzazioni torrentizie e legate a singoli personaggi, soprattutto nei livelli locali. Cristallizzazioni dannose, da non confondere con la necessità e l`ossigeno rappresentati da un serio pluralismo interno. L`apertura ci aiuterebbe poi a capire meglio – con un confronto tra culture politiche diverse, punti di vista diversi – anche i grandi sconvolgimenti globali, compresi gli errori e i limiti di analisi compiuti in tutto il mondo dalle forze progressiste. Ad affrontare più adeguatamente le sfide della tecnologia e dell`Intelligenza Artificiale. Per governarle e non subirle, come ha esortato a fare Papa Leone XIV. A individuare percorsi che consentano alle forze progressiste di contrastare una destra autoritaria e pericolosa, oltre che forme di autocrazie apertamente nemiche dei principi della democrazia e della democrazia liberale, del rispetto dei diritti umani, civili e sociali. Insomma, questo per me è il tempo delle lotte politiche, sociali e civili, per la difesa della democrazia (che dovrebbe essere rafforzata, in grado di decidere e dare risposte rapide ai bisogni) e per i contenuti scritti nella Costituzione, di lotta contro odio e odiatori e contemporaneamente il tempo del pensiero, della visione, del confronto, del dialogo. E, naturalmente delle sintesi. Questo è il tempo della ricerca comune, non delle verità assolute, che non esistono. Insomma: se il PD si apre, cresce, si rafforza, avrà anche più forza e peso per ottenere risultati importanti nella costruzione di un programma condiviso, per costruire alleanze. Cose che servono non solo a vincere le elezioni ma anche, il giorno dopo, a governare nell`unità di intenti.
Una unità che passa anche per una risposta forte, di popolo si sarebbe detto un tempo, per dire basta alla mattanza in atto a Gaza.
È importantissimo che ci siano manifestazioni di popolo, come quella del 7 giugno e come altre che hanno innanzitutto l`obiettivo di fermare il massacro, l`orrore di Gaza. E va riconosciuto a personalità come Walter Veltroni di avere contribuito a dare una scossa in questo senso, come a suo tempo Michele Serra sull`Europa. Netanyahu va fermato, in ogni modo. Sì, è davvero un criminale di guerra, e quanto avvenuto a Gaza, lo sterminio di civili, di bambini è disumano. Insieme, deve intensificarsi la lotta e l`impegno contro i terroristi di Hamas, che hanno innescato – con la strage del 7 ottobre – questa spirale e questo abisso. Compito di tutte le forze democratiche deve essere quello di sostenere chi, nella Striscia (e con la pur da anni indebolita ANP ci sono migliaia e migliaia di persone) si batte per cacciare Hamas, principale nemico della causa palestinese. E sostenere quelle forze che, in Israele, hanno ripreso voce e sono tornate nelle piazze contro Netanyahu, campione dell`isolamento internazionale del suo Paese e odiato non solo dai familiari degli ostaggi, che devono essere tutti rilasciati. Va tenuta accesa la fiammella, la speranza, purtroppo diventata labile ma necessaria, dei “due popoli, due Stati”, per provare a seminare pace e fratellanza dove si sono seminati orrore e odio. In questo quadro, dobbiamo tenere vivo l`impegno contro la diffusione dell`antisemitismo, che non è soltanto effetto della sciagurata politica di Netanyahu, ma vero e proprio rigurgito, come un mostro che sembrava sepolto dopo la Shoah, dopo i campi dì sterminio, dopo la soluzione finale programmata dai nazisti per sterminare in tutto il mondo gli ebrei, che poi è il programma di Hamas sostenuto dall`Iran. Questo è fondamentale, rilanciando anche battaglie culturali e civili contro l`islamofobia e per il dialogo tra le religioni monoteiste. Insomma, mi ritrovo molto nelle parole dette in questi giorni terribili da persone come Edith Bmck, Liliana Segre, David Grossmann, Anna Foa. Parole che, insieme ad altre di grande serietà e responsabilità che stanno nella piattaforma del 7 vorrei risuonassero in quelle piazze, che mi auguro grandi, aperte, unitarie.


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