«Don Patriciello è un simbolo della lotta alla camorra. E i simboli appartengono a tutti. Non si possono dileggiare con una battuta». Se avesse potuto, Walter Verini, capogruppo del Pd in Commissione Antimafia, avrebbe fermamente consigliato il presidente della giunta regionale della Campania, Vincenzo De Luca, di non definire con sarcasmo Don Patriciello «il Pippo Baudo dell`area Nord di Napoli».
Verini, De Luca ha sbagliato?
«Don Patriciello è da anni un personaggio importante e di riferimento nell`impegno contro la criminalità organizzata e per il riscatto di un`area purtroppo marginalizzata del Mezzogiorno, un densissimo brodo di cultura da cui trae alimento la camorra con i suoi peggiori traffici. Lui, insieme a tanti altri operatori della società civile meridionale campana, si muovono in questo contesto così delicato e difficile. In particolare, ha avuto il merito di sollevare il caso di Caivano e di consegnarlo con toni giustamente drammatici all`attenzione nazionale affinché l`azione delle Istituzioni potesse essere ridestata. Caivano è diventato in questo modo il paradigma tragico di una questione generale, quella delle periferie metropolitane, che riguarda Napoli, la Campania, il Sud e l`intera Italia. Proprio per queste ragioni costituisce un esempio che va rispettato e sostenuto, al di là di ogni valutazione di diverso tipo».
Quella che evidentemente ha spinto Vincenzo De Luca a un giudizio così pesante?
«Che per me è sbagliato. Io sono convinto che, appunto per le considerazioni che ho svolto, sono da evitare nei confronti di Don Patriciello espressioni che nell`ironia possono delegittimarne la figura.Il presidente De Luca conosce l`impegno di Don Patriciello, il quale mette quotidianamente a rischio la sua vita per ciò che fa e quanto afferma, e so bene che ne condivide la sostanza: per questo la sua battuta non mi è piaciuta. Sarebbe stato meglio continuare a concentrarsi sulla giusta battaglia che da tempo, alla guida della giunta regionale della Campania, conduce contro il governo e le sue scelte dannose per il Sud, dall`autonomia differenziata al blocco dei fondi».
De Luca non è nuovo a invettive di questo tipo. Pure con Roberto Saviano ha avuto uno scontro particolarmente duro ed eufemisticamente vivace.
«Per le battaglie che stanno combattendo contro la criminalità organizzata, Saviano, Don Patriciello e tutti gli altri a vario modo impegnati su questo fronte sono da considerarsi dei simboli che appartengono a tutti. De Luca lo sa bene. Sa che Roberto Saviano vive da 18 anni vive sotto scorta a causa delle minacce di morte ricevute dalla camorra casalese. Don Patriciello si trova oggi in una condizione simile: trovo allora che sia un errore attaccarlo e, indirettamente, rischiare di indebolirlo. Ha bisogno di solidarietà. Peraltro, De Luca è un amministrare efficace e un politico esperto, che usa spesso le armi dell`ironia addirittura sapida e colorita nei suoi interventi. Però non può non rendersi conto che colpire Don Patriciello decisamente non aiuta a manifestare una valutazione critica sui suoi gesti e sui suoi comportamenti».
A che cosa si riferisce?
«Don Patriciello è un uomo libero che liberamente può esprimere i propri pareri, su tutti e in ogni luogo. Ha il diritto pieno di agire come ritiene sia giusto. E, da un uomo responsabile e intelligente qual è, ha la consapevolezza piena che partecipando a manifestazioni di precisa natura politica, come quella del convegno sul premierato di qualche giorno fa, può esporsi alle critiche che ne possono venire. Ma un conto sono i giudizi e le considerazioni nel merito e un altro le derisioni che arrivano all`insulto e alla delegittimazione. Quando si risponde in questo modo, si finisce per produrre un caso mediatico che fa perdere di vista il tema politico di fondo. Si mette in movimento la macchina del fango con tutte le conseguenze che vediamo».
Cioè?
«Guardi, appena io ho manifestato il mio parere si è scatenata la sequenza seriale di commenti e accuse da parte del centrodestra. Capisco, ormai da tempo succede così. Ma esattamente perché si tratta di
una sorta di reazione uguale e contraria che punta ad avvelenare il dibattito politico, resto dell`avviso che quella di Vincenzo De Luca sia stata una battuta infelice».
Vuol dire che per una eterogenesi dei fini fa il gioco dell`avversario?
«Dico che anche De Luca dovrebbe concentrarsi più sulle battaglie meridionalistiche,
comunque da lui svolte con capacità e grinta, che sulle battute a effetto in grado di animare il solito tempestoso clamore. Non servono, non sono utili».


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