Liberare Aun San Suu Kyi e tutti i prigionieri politici, sostenere la rivoluzione di primavera, chiedere alla comunità internazionale, a partire dall’Ue, di agire perché siano rispettati i diritti umani in Myanmar. E’ questo il senso dell’appello diffuso dal gruppo interparlamentare per i rapporti con il Myanmar, per bocca della responsabile, la senatrice del Pd Sandra Zampa, alla vigilia dei 4 anni dal colpo di stato nel paese.
“Il 1° febbraio 2021, quattro anni fa – scrive Sandra Zampa – con un colpo di stato l’Esercito del Myanmar, il Tatmadaw, impediva l’insediamento del Parlamento eletto nelle elezioni politiche dell’8 novembre 2020, arrestava il Presidente U Win Myint, la leader della Lega Nazionale della Democrazia Aung San Suu Kyi, che aveva stravinto le elezioni con l’82% dei consensi, e con lei molti parlamentari e attivisti politici. L’Esercito prendeva il potere. E oggi annuncia l’estensione dello stato di emergenza per altri sei mesi. Una farsa drammatica. A distanza di quattro anni, l’intero popolo del Myanmar sostiene la resistenza dei gruppi etnici, dei giovani, delle donne che controlla ormai il 70% del territorio e molte città, mentre il Governo di Unità Nazionale, unito ai gruppi etnici, prepara la fase di transizione. Quattro anni di oppressione militare non hanno piegato il popolo del Myanmar, nonostante più di 20 mila arresti, almeno 55 mila vittime civili, esecuzioni capitali, bombardamenti, violenze sessuali, torture, ogni atrocità, anche sui bambini.
Sappiamo che l’Esercito sta facendo ricorso all’uso di armi chimiche contro la popolazione civile e i gruppi di resistenza, in palese violazione del diritto internazionale e degli obblighi sanciti dalla Convenzione sulle armi chimiche.
Al collasso economico si aggiunge una drammatica crisi umanitaria che coinvolge almeno 18 milioni di persone e 15 milioni di stato di insicurezza alimentare. Almeno 3 milioni di abitanti sono sfollati nelle foreste e sui confini.
Aung San Suu Kyi è oggi nella prigione di Naypyidaw, isolata dal mondo, condannata a 27 anni di carcere dopo un processo farsa. Il prossimo 19 giugno compirà 80 anni.
Noi, parlamentari della Repubblica italiana, componenti il Gruppo Interparlamentare per i rapporti con il Myanmar:
* chiediamo la liberazione immediata di Aung San Suu Kyi e di tutti i prigionieri politici;
* sosteniamo la rivoluzione di primavera in Myanmar per la democrazia;
* chiediamo alla comunità internazionale, a cominciare dall’Unione Europea, di agire con determinazione perché siano rispettati i diritti umani in Myanmar, si riapra il processo democratico nel Paese, siano inviati aiuti umanitari internazionali fuori dal controllo militare.
I rapporti di collaborazione e di amicizia tra il popolo italiano e il popolo del Myanmar, dal passaggio in Birmania di Marco Polo in poi, con la presenza oggi nel nostro Paese di decine di studenti birmani, ci rendono determinati ad operare in tutte le sedi internazionali perché sia rispettata, protetta, salvata la vita di Aung San Suu Kyi e la vita di tutto il popolo del Myanmar.
Difendiamo la loro libertà perché difendiamo la nostra libertà, promuoviamo la loro democrazia perché difendiamo la nostra democrazia e le democrazie nel mondo”.