“Poche cose come la concezione del lavoro e della povertà segnano la differenza tra culture politiche, lo tocchiamo con mano con questo decreto che non contrasta la povertà ma combatte i poveri e il cui titolo vero è ‘Precarietà e povertà’”. Lo ha detto in Aula la senatrice Sandra Zampa, capogruppo del Pd nella Commissione Affari sociali, lavoro, sanità. “L’Ufficio parlamentare di bilancio – spiega Zampa – ha registrato che tra il reddito di cittadinanza abolito e l’assegno di inclusione saranno -42% le famiglie percettrici e -28% le risorse investite sul contrasto alla povertà. Il decreto è infatti innervato dal pregiudizio che la povertà sia uno stato di colpevolezza: si è poveri perché non si fanno sacrifici abbastanza, senza rispetto per le condizioni oggettive delle persone. Il secondo grave errore è che con questo decreto il lavoro perde il valore straordinario attribuitogli dalla Costituzione, con un attacco al lavoro dignitoso. Tanti poveri saranno costretti ad accettare lavori e lavoretti sempre meno tutelati perché sparisce il sostegno al reddito. La misura di contrasto alla povertà non è più universale ma categoriale e con questo l’Italia continua ad andare in direzione opposta rispetto all’Ue. Si propongono percorsi formativi accompagnati dall’obbligo di accettazione, pena la perdita del sostegno, senza impegnarsi nemmeno a un’‘offerta congrua’, ignorando distanza, condizioni contrattuali, retribuzioni. Si allarga la platea della precarietà con il rilancio dei contratti a termine e dei voucher, si ignorano Opzione donna, i lavoratori fragili e invece che politiche inclusive si adottano scelte che favoriscono esclusione o marginalità. Registriamo infine l’assenza della ministra Calderone, che aveva assicurato presenza e volontà di confronto e la mancanza delle relazioni tecniche agli emendamenti presentati in tutta fretta dalla relatrice. Non è così che si lavora”.


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