«La storia del centrosini­stra italiano ha sempre visto di­battiti molto accesi La nostra parte politica ha retto e vinto quando, dopo la battaglia inter­na, si è ritrovata unita. Io lavoro a questo e non mi rassegno. Sia chiaro: col Pd diviso non ci sono al­ternative, vincono le destre e il populismo». Luigi Zanda, capo­gruppo dem al Senato, risponde alla minoranza che minaccia di votare no al referendum d’autunno se non ci saranno modifiche all’italicum.

Il Pd può sopravvivere a una campagna referendaria com­battuta su fronti opposti?

«Non prendo neppure in consi­derazione perché totalmente ir­realistica l’ipotesi che il Pd possa non sopravvivere. Siamo l’unico partito in Italia tutt’ora integro e tale dobbiamo rimanere, altri­menti si aprirebbero tempi mol­to bui per il Paese, n referendum va inquadrato dentro la fase che stiamo vivendo: il prossimo sarà un autunno molto impegnativo. Dovremo approvare una legge di bilancio decisiva per la ripresa economica. E poi c’è il tema degli equilibri geopolitici europei e mondiali, il terrorismo e l’immi­grazione: la fase che stiamo vi­vendo è la più fragile degli ultimi 70 anni. Queste debbono essere le priorità di tutto il Pd perché so­no le priorità degli italiani».

E tuttavia il Pd rischia di anda­re diviso al referendum se l’Italicum non cambia

«Questa legge elettorale è sta­ta approvata in via definitiva nel maggio 2015, la riforma Costitu­zionale ha avuto il sì definitivo del Senato a gennaio 2016 e del­la Camera ad aprile. I deputati e i senatori che hanno votato si alla riforma della Costituzione lo han­no fatto ben sapendo che ritali­cum era già legge, mentre ora al­cuni sostengono il no dando co­me motivazione la legge elettora­le. Questa posizione, pur legitti­ma, mi pare solo politica».

Il Pd si farà promotore di una modifica all’Italicum?

«Non è mai successo che una legge elettorale venisse cambia­ta senza essere mai stata applica­ta Ma se la si può migliorare per svelenire il clima politico e svol­gere il referendum su questioni di merito, allora è giusto verifica­re se e quali modifiche sono possi­bili».

Quali?

«Ci sono dei requisiti essenzia­li che devono restare: rappresen­tanza e governabilità. Ma il pun­to fondamentale è trovare una maggioranza alla Camera e al Se­nato per approvare eventuali mo­difiche».

Il Pd potrebbe, ad esempio, fa­re una proposta sulla base dei collegi uninominali del Mattarellum come ha chiesto la minoranza?

«Roberto Speranza, di cui so­no amico, chiede una iniziativa politica al Pd. Sono sempre stato favorevole ai collegi uninominali, ma questa ipotesi ha sempre solo il favore del PcL riproporla senza espliciti ripensamenti di al­tre forze politiche sarebbe steri­le».

Davvero pensa che un Mattarellum rivisitato non arrivi da nessuna parte?

«In politica le opinioni posso­no cambiare. Francamente ad og­gi in Senato non vedo alcuna chance per questa ipotesi».

Qualcuno sostiene che al Naza­reno e a palazzo Chigi non ci sia volontà di toccare l’Italicum prima del referendum.

«Renzi ha detto che il tema è di competenza del Parlamento. E io come capogruppo non ho alcu­na obiezione a esplorare possibili modifiche. Anzi, in Senato que­sto tipo di esplorazioni, su tutte le questioni più rilevanti, le fac­cio quotidianamente. Non voglio ipotecare il futuro, ma sinora sul­la legge elettorale non hanno da­to risultati».

il senatore Marciteci accusa la minoranza di dar vita a un con­gresso permanente.

«Non mi azzardo a dirlo…».