Ho spesso pensato che al mio mestiere occorressero due bussole: una, orientata sull`avventura della curiosità e del coraggio, della ricerca e del confronto; l`altra con l`ago sulla riflessione, cui ci richiama il dover promuovere e difendere i valori della conoscenza. Insomma un podi estro e di azzardo, da una parte, di solidarismo e di pedagogia, dall`altra; sebbene si sostenga che lo strumento comunicativo è un patrimonio culturale anche di chi esercita un potere a fini di dominio. Antonio Gramsci annotava la «rilevante funzione degli strumenti comunicativi quando siano idonei a consolidare, correttamente, l`ideologia del gruppo dominante». Ma la comunicazione ha ormai un suo ruolo creativo anche nel vasto territorio della parola letteraria; ed è accaduto che quella promozione della parola ricevesse un autorevole consenso anche da un altro fronte: «Tutta la buona letteratura» disse Carlo Bo «è un continuo tentativo di comunicare; e nulla è più prezioso di un testo romanzesco o poetico che, se lascia un segno, non sia anche la risposta al naturale bisogno di ‘saperne di più della nostra vita’». Con un libro che non a caso si chiama Letteratura come vita. Ce ne sarebbe bisogno, eccome, mentre esplode la grandiosa, spaesata e onnivora, frantumazione elettronica.