Dappertutto si ripete che urgono visioni e approcci radicalmente nuovi per affrontare la problematica intricata, sconcertante, e soprattutto nuova, che coinvolge l`intera società umana; senza grandi distinzioni per il livello di sviluppo e l`ordinamento politico dei suoi vari componenti»: così, addirittura nel 1972, Aurelio Peccei introduceva il famoso rapporto del Massachusetts Institute of Technology. «Si tratta di accendere un grande dibattito sulla diffusa sensazione che, con l`avvento dell`era tecnologica, qualcosa di fondamentale dev`essere modificato nelle nostre istituzioni e nei nostri comportamenti», aggiungeva. In realtà, quel «Rapporto sui limiti dello sviluppo» (da una parte giudicato un`operazione paragonabile a quella degli enciclopedisti francesi che aprirono l`era moderna, dall`altra una esercitazione profetica, priva di attendibile fondamento scientifico) costituì il primo, organico tentativo di prevedere quale futuro stesse preparando l`interazione di cinque ‘fattori critici’: l`aumento della popolazione; la produzione alimentare; il ruolo della finanza, dell`economia e delle banche; l`esaurimento delle risorse naturali; il perdurare degli abissi tra ricchezze e povertà ossificate. Era un annuncio responsabile, drammatico, di lunga durata. Mancò la più ragionevole percezione del pericolo. E sembra oggi.

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