Corrono – mai una volta che si dica strisciano – le voci di una latente preoccupazione dovuta all`idea che la ‘cultura di massa’ sia entrata in confidenza o, più radicalmente, ‘in sintonia’ con papa Francesco. Bisognerebbe ridimensionare i giudizi su un fenomeno che forse tende ad altro, in nome d`altro. Occorre cioè che, scontate slealtà e perfidie, si riconduca la questione del ‘furto’ o del ‘tradimento’ in danno del Papa, a partire dal suo esordio pontificale in Piazza San Pietro, quando quel semplice, innocente «Buonasera» rivolto all`enorme assemblea dei fedeli, suscitando in mezzo mondo una improvvisa ammirazione, suggerì a qualcuno un vago spunto per anticipare, da un lato, delle riserve sul ‘mite stile di Bergoglio’ e, dall`altro, l`immagine di un pontefice per nulla disarmato, da cui la Chiesa avrebbe dovuto aspettarsi provvide, e persino storiche, spallate; con ciò suscitando una popolarità che interpretava le attese di religiosi e laici. Mentre, al contrario, si affiderà un grave e insoluto ‘scandalo vaticano’ alla descrizione di un papa addirittura rivoluzionario. Questo accadeva, semplicemente, perché a Roma era venuto ‘un uomo chiamato Francesco’. E ora parte per l`Africa, dove anticipa l`apertura del ‘Giubileo della misericordia’.