Si riuscirà a fermare la violenza che continua ad abbattersi anche sui bambini? Come quando i bambini sono i primi a finire in mare, dove rimarranno a dondolare, sempre più lontano, nelle culle aperte dalle onde. Forse gioverebbe una nuova lettura della speranza. Ne traggo il senso dalle parole che Elias Canetti ci rivolse ben prima di questa tragedia: «Certe speranze, quelle che nutriamo non solo per noi stessi, e il cui adempimento non deve tornare a nostro unico vantaggio, le speranze che teniamo pronte per tutti gli altri, bisogna nutrirle quand`anche non dovesse mai giungere l`istante in cui si compiano. Perché nessun inganno è altrettanto sacro, e da nessun altro inganno dipende, a tal punto, la nostra possibilità di non finire sconfitti». Sembrano riecheggiare le parole di Francesco pronunciate davanti al mare, a Lampedusa, il luogo di una speranza che procederà anche attraverso le più anguste debolezze umane: «Dov`è il sangue di tuo fratello, che grida fino a me? Quanti di noi, m`includo anch`io, non siamo più capaci di custodirci l`un l`altro?». È un papa, intriso com`è di realtà, che cerca i nuovi viaggi della speranza e della misericordia.