Mai, come quest`anno, si era prodotto un così vivo bisogno di memoria, ripensamenti e bilanci. Cito solo un caso: la rivisitazione, nel suo centenario, della Prima Guerra mondiale. Su questa strada ci ha portato il recupero di una virtù che pareva perduta, quella civile e liberante della trasparenza. A qualunque costo. Ma proprio perché venivano restituite realtà che avevamo ignorato, distorto o nascosto – giudicate in base a convenzioni, opportunismi e complicità – una benvenuta ed equanime riscoperta dei fatti rivelava gli aspetti più dolenti di una guerra eroica e controversa, cioè a lungo voluta o avversata.
Generazioni di persone, unite dalle fedi politiche e nutrite dalle rispettive militanze, scoprendo anche errori e abbagli, imprudenze e velleità, hanno rivisitato idealità e convenienze, strategie incerte e rapide decimazioni, buonafede e cecità, tutto confuso nel generoso crogiuolo delle cose di volta in volta vissute. Ho pensato spesso al prezzo che quando l`errore è venuto a scadenza bisognava pagare, ciascuno sul proprio versante, alla dignità delle proprie scelte. Il non sottrarsi in nome di «una Patria da dover unire con la disciplina, l`entusiasmo e il sangue», aveva anticipato Renato Serra, è sconosciuto alle nuove generazioni, ormai addestrate alle logiche del ‘giorno per giorno’, cioè quando dagli sbagli, e soprattutto dalle colpe, ci si congeda sempre più in fretta. Tanto che, anni fa, parve addirittura alle viste la fine visionaria della Storia.
Generazioni di persone, unite dalle fedi politiche e nutrite dalle rispettive militanze, scoprendo anche errori e abbagli, imprudenze e velleità, hanno rivisitato idealità e convenienze, strategie incerte e rapide decimazioni, buonafede e cecità, tutto confuso nel generoso crogiuolo delle cose di volta in volta vissute. Ho pensato spesso al prezzo che quando l`errore è venuto a scadenza bisognava pagare, ciascuno sul proprio versante, alla dignità delle proprie scelte. Il non sottrarsi in nome di «una Patria da dover unire con la disciplina, l`entusiasmo e il sangue», aveva anticipato Renato Serra, è sconosciuto alle nuove generazioni, ormai addestrate alle logiche del ‘giorno per giorno’, cioè quando dagli sbagli, e soprattutto dalle colpe, ci si congeda sempre più in fretta. Tanto che, anni fa, parve addirittura alle viste la fine visionaria della Storia.