Si comincia a dare all`Italia ciò che le spetta. Adesso non va più detto sottovoce che la svolta europea sulla grande migrazione è opera di quelle nostre solidali e solitarie ‘braccia aperte’ all`arrivo della tragedia. E mentre perdurano in varie forme e misure le riluttanze e persino le resistenze di Paesi come Ungheria, Romania, Bulgaria, Repubblica Ceca, Slovacchia,Polonia e Danimarca – sebbene ciascuno fosse ammonito dalla propria storia – sembra come voler restituire un valore soppresso dalle atroci privazioni inflitte nell`ultima ‘grande guerra’ l`inattesa, improvvisamente sollecita e generosa accoglienza della Germania, con i suoi leali ripensamenti istituzionali e la franca partecipazione popolare. È la clamorosa emancipazione politica e antropologica di una nazione non più tenuta a difendersi con una salda struttura democratica, l`altissimo prestigio culturale, la forte tendenza al rigore civile, iniziando dalla disciplina del lavoro; e pone lentamente fine ai lasciti della dimensione orrenda del nazismo, che rappresentò la ‘lucida follia’ descritta da Primo Levi; ignorando che un uomo e un sistema possono essere crudeli sino alla ferocia, ma non un popolo intero, coinvolto da una incontenibile ‘mistica del primato e dell`obbedienza’. Beati coloro che oggi aprono le porte, e le braccia, persino con le viole in mano, come l`imprevedibile, ma avveduta e ostinata signora Merkel.

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