A un`Europa non ancora unita lo storico francese Femand Braudel poneva, già allora, una questione umanitaria di proporzioni inaudite con parole rimaste a lungo inedite, e riemerse quando è scoppiato il dramma dei migranti: «Il destino dell`Africa sarà di invaderci, e il nostro di lasciarci invadere». Un provocante monito politico, economico e sociale, oltre che umano e, come si vedrà, storico. È azzardato accostarli, ma ci fu un tempo in cui l`Europa ebbe bisogno che per liberarsi dal nazismo venisse dal mare e approdasse sulle nostre spiagge un numero sterminato di uomini cui si chiedeva di aggiungersi al comune, arduo cammino della pace. L`Italia di oggi, la più europeista d`Europa, è stata il primo coerente protagonista dell`accoglienza dei migranti, destinata a costarle molte ostilità. Sul nostro Paese gravava la responsabilità di aver accolto, in tempo di crisi, quanti fuggivano non solo dal Nord Africa, ma anche dalle aree di guerra del Corno, del sub-Sahara, dell`Eritrea, del Sudan, della Siria, tutti disperatamente in cerca di una nuova vita. Mentre il Mediterraneo pullulava di tragici barconi, al contrario della Grecia non in grado di governare una crisi che la stava destabilizzando, l`Italia si difendeva incrementando, da subito, una politica riformista per tanti versi coraggiosa, che ci affidava non solo alle nostre, ma anche comuni speranze.

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