Da un`euforia mal governata emerge un uso impreciso, se non anche pessimistico, del concetto di novità. «Più è veloce l`immersione nel planetario» scrisse lo psicologo Alvin Toffler «più si forti fica la tendenza a giudicare pericoloso ciò che è nuovo». Una vecchia storia: l`incubo del disordine, quando non sottintenda una ben calcolata difesa dell`ordine, appartiene a una vischiosità che, secondo il filosofo tedesco Theodor Adorno, ci trattiene nel passato visceralmente, quasi fosse «una malattia contro cui doversi premunire con il vaccino dell`incredulità». Dopo tanta scienza e tecnologia siamo ancora alle prese con la ‘qualità della vita’. Qualcuno, come lo scrittore cattolico francese Julien Green, si era domandato se «il giorno in cui l`uomo si riunisse all`uomo, tutto non sarebbe esaudito, se quello, cioè, non sarebbe l`ottavo giorno della creazione». Tornarono qua e là vecchie domande: Chi sarà l`uomo di domani? Costruirà rapporti sociali, e tra persone, più aperti? Sconfiggerà lo scandalo della povertà e della violenza? Sarà libero di concepire la sua vita secondo un progetto universale o seguiterà a vivere con le separazioni di oggi? E quale futuro avrebbe una percezione della nostra storia che non comprendesse, con il cervello e la mente, anche l`animo e la coscienza?

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