Nella mia città adriatica, una delle grandi capitali del divertimento, l`Abbé Pierre volle portare la sua provocazione. Mi chiese di incontrarci all`alba, davanti al mare. Abbé Pierre era il suo nome partigiano. La vita lo aveva condotto prima al sacerdozio, poi alla macchia, quindi in Parlamento. E dopo aveva radunato sbandati, ex delinquenti e vagabondi per raccogliere carta, stracci, avanzi di ogni genere: era nata la Comunità di Emmaus.
 – Perché mi chiede di non farci illusioni? «Perché chi soffre da tutta la vita ha cominciato a soffrire di soffrire. È il dolore che si è scoperto, e vuole liberarsi». – La sua, mi perdoni, può sembrare un`edificante opera assistenziale. «Noi siamo una misera cosa, ma siamo la famiglia più grande dell`umanità, siamo i poveri. Chiediamo, attraverso Dio, che il pane sia spezzato per tutti e a dividerlo non siano i ricchi, ma questa famiglia urlante dei ‘senza niente’. Poiché Dio è nel pane, prima sfamiamo loro, poi parliamo di amore». – C`è chi vede in voi un alibi che giustifica l`ingiustizia con la copertura dell`elemosina! «Noi siamo tra coloro e con coloro che vogliono uscire dalla solitudine. Quanto all`elemosina, Cristo è anche tra i rifiuti, dove fa famiglia con i rifiutati, che noi consacriamo alla povertà del Signore».

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