Alvin Toffler, studioso di problemi sociali, ci avverte che «tre quarti dell`umanità, soprattutto giovane, non solo non si aspetta nulla di meglio dal domani, ma crede che la distribuzione delle risorse accentuerà, insieme, ricchezza e povertà». Negli Stati Uniti, il Paese dove è più diffuso il fenomeno dell`obesità, si getta annualmente nella spazzatura – è l`ultimo dato statistico – un patrimonio che potrebbe sfamare milioni di persone nelle aree derelitte della Terra. Scopriamo, intanto, che i poveri, per paradosso, erano meglio difesi e più forti quando appartenevano al mondo prevalentemente contadino che doveva gestire la sopravvivenza. Altra cosa è la povertà di oggi, quando nessuno strumento empirico, utilizzabile mondialmente, è in grado di ridurre, e infine calmierare la fame endemica, fin lì ingovernata. Sembra impossibile che una tragedia così quotidiana e planetaria – un dies irae che si rinnovava 365 volte all`anno – continui a durare nel silenzio del mondo civile. La modernità aveva creato l`illusione che le risorse potessero essere infinite. Ora si stanno finalmente mobilitando la politica e l`economia, la morale e l`etica per sovvenire un quarto dell`umanità, ragionevolmente decisa a voler vivere anche prima che arrivi il suo futuro.

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