La commozione non è un sentimento collettivo. Mentre l`Europa è finalmente scossa dalla tragedia dei migranti, a parte alcune gravi resistenze, la grande, la solenne Inghilterra, prima d`essere indotta a concedere asilo a un meditato numero di Siriani, pretendeva che quei disgraziati stessero riempiendo di morti un esodo immane con un contratto di lavoro in tasca, che consentisse l`ingresso in Gran Bretagna. Gli inglesi, gran popolo, sono avvezzi ai vasti ruoli storici, ma l`idea, oggi, di un`accoglienza che implica una profonda consapevolezza umanitaria li ha spinti, d`istinto, a difendere le loro distanze istituzionali, politiche, economiche; tranne una successiva resipiscenza limitata a un`altra quota di Siriani, «persone rassicuranti perché, in genere, diplomate e persino laureate». Il giorno in cui una crisi finanziaria di proporzioni mondiali come quella minacciata dall`improvviso ‘guasto’ del sistema cinese portasse a un disastro internazionale, dove resterebbe a galleggiare la solitudine britannica? Nel salone più accogliente della Bank of England? Di fronte alla scelta del numero di migranti da collocare nelle ‘società soddisfatte’, come le chiamò l`economista canadese John Galbraith, dove s`impara non quanto vale, ma quanto costa una vita, c`è chi si premunisce consultando la Borsa. Mentre urla la disperazione dei migranti senza neanche un diploma di scuola media, e un euro in tasca. ©

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