Signora Presidente, onorevoli senatori, desidero mandare da questo Senato un messaggio di speranza, di vicinanza e di solidarietà a Carla Caiazzo di Napoli, che lotta tra la vita e la morte per essere stata bruciata viva dal suo partner. Sì, signora Presidente, Carla e Paolo erano una coppia eterosessuale che, per dirla con l’irripetibile frase pronunciata al Family Day, avevano procreato. Hanno procreato Giulia Pia, nata prematura, perché la mamma è stata bruciata dal papà. Onorevole Sacconi, è questa la famiglia tradizionale per cui lei è sceso in piazza? Onorevole Giovanardi, è questa la famiglia tradizionale per cui lei è sceso in piazza? Senatore Quagliariello, è questa la famiglia tradizionale per cui lei è sceso in piazza? Sinceramente mi vergogno per voi. Non vi ho mai visto in piazza per tutti i femminicidi di questi anni, ad opera di tradizionalissimi mariti e compagni eterosessuali. Quindi ribadisco la mia vicinanza a Carla, alla sua famiglia e alla sua bambina.
Vengo rapidamente al testo Cirinnà e al suo articolo 5, che per me rimane il minimo sindacale. Dico subito che, se vi saranno passi indietro sull’adozione coparentale, non voterò il provvedimento.
Vede, signora Presidente, la legittimazione di un Parlamento e della politica dipende dalla capacità di distinguersi talvolta dal generico umore della gente, ammesso che qualcuno abbia il monopolio sui sensori del ventre profondo dell’elettorato. Il Family Day di sabato 30 gennaio, quindi, non mi distoglie dalla mia analisi.
Il dibattito parlamentare deve essere puntuale e deve concentrarsi sugli elementi giuridici certi della questione posta nell’articolo 5. La stepchild adoption esiste già; essa è istituita e disciplinata dall’articolo 44, comma 1, lettera b), della legge sulle adozioni. Ripeto: l’adozione stepchild già esiste. La Corte costituzionale, già dal 1990, ha riconosciuto la piena e totale legittimità di questo istituto e vi ha rintracciato due motivi fondamentali: il fine di consolidare l’unità familiare e l’interesse del minore. Lo ridico, per chi facesse finta di non capire: l’adozione coparentale in Italia esiste già da 32 anni ed essa consente sia alla moglie di adottare i figli del marito sia a questo di adottare i figli di quella. Perché mai solo oggi alcuni settori della nostra opinione pubblica pensano e dicono, solo oggi, che la stepchild incentiva l’utero in affitto?
L’utero in affitto o maternità surrogata è un problema totalmente diverso ed estraneo alla nostra discussione. Per questo le persone che i giornali frettolosamente etichettano come femministe sbagliano e sbagliano di grosso. Sono una donna e una madre ed ho sperimentato le difficoltà di essere entrambe le cose. Ma ascoltatemi bene: lasciare che una sensibilità femminile, pur in qualche senso legittima, prenda questa torsione paradossale e tardiva e consentire che proprio coloro che si ergono a paladine delle donne siano strumentalizzate dai settori più retrivi, machisti e ipocriti della nostra politica è un errore strategico imperdonabile.
Ha ragione Simonetta Agnello-Hornby, nella sua intervista sul «il Manifesto» di ieri. L’utero in affitto è una problematica totalmente diversa dall’adozione. Le adozioni nelle coppie eterosessuali possono fallire e purtroppo falliscono. Mascherare questa realtà con l’impropria confusione di ambiti concettuali e giuridici è la trappola in cui troppe opinioniste sono cadute.
A loro e a tutti dico di andare su YouTube e di riascoltare gli interventi di due senatrici che ringrazio, Doris Lo Moro e Monica Cirinnà, e quello bellissimo di Sergio Lo Giudice, con cui sono onorata di condividere questo percorso.
E poi – non avrei pensato di dirlo in quest’Aula, ma nella vita è proprio vero: mai dire mai – mi associo alle parole del senatore Bondi, che ha ben illustrato la posta in gioco di queste giornate.
L’adozione coparentale e la maternità surrogata non c’entrano l’una con l’altra, perché altrimenti si dovrebbe invocare la modifica della legge del 1983 sulle adozioni e nessuno osa farlo (e ci mancherebbe pure!).
Fuggire dalle discriminazioni e fare l’interesse dei minori. Questi sono i due pilastri giuridici che mi portano a votare a favore dell’articolo 5 e della provvedimento in esame. (Applausi dal Gruppo PD).