Gentile Ministra Marianna Madia,
sappiamo che l’Istat ha recentemente avviato un processo di riorganizzazione interna che, secondo quanto affermato dal Presidente Alleva, mira all’arricchimento dell’offerta e della qualità delle informazioni prodotte.
Il grande impegno intrapreso in questa legislatura, in particolare da Lei in prima persona, per costruire una pubblica amministrazione sempre più efficiente, trasparente e meritocratica, non può che vederci condividere pienamente quei processi di modernizzazione in grado di fornire alle Istituzioni pubbliche nuovi strumenti di conoscenza e divulgazione e più incisive metodologie di ricerca, che siano in grado di rispondere alle mutate esigenze di lettura del sistema Paese e delle trasformazioni in corso nella nostra società.
I cambiamenti preannunciati nell’Istat hanno destato alcune preoccupazioni sia sul fronte delle caratteristiche che l’Ente è destinato ad assumere, sia per le conseguenze dei nuovi incarichi conferiti.
La modernizzazione dell’Istituto, infatti, secondo quanto preannunciato dal Presidente, ha come priorità lo sfruttamento dei dati di fonte amministrativa e dei big data, con un conseguente ruolo secondario delle indagini campionarie, unico strumento che permette di rilevare la parte sommersa dei fenomeni che nel campo sociale ha particolare rilevanza.
È previsto l’accorpamento in due dipartimenti dei quattro che finora si sono occupati della produzione e raccolta dati. Nel dipartimento per la produzione statistica confluiranno sia i settori che si occupano di statistiche economiche che quelli che si occupano di statistiche sociali e ambientali e dei censimenti, mentre all’altro spetterà occuparsi degli aspetti metodologici relativi alla raccolta ed elaborazione dati.
Quel che ci preme sottolineare è il rischio che la riorganizzazione in corso finisca per indebolire eccessivamente l’intero settore delle statistiche sociali che, a differenza del settore delle statistiche economiche, non vede riconfermate le figure apicali.
In questo cambiamento, da parte nostra risulta di difficile comprensione la scelta dell’Istituto di non avvalersi più delle competenze di Linda Laura Sabbadini, attuale Dirigente del Dipartimento per le statistiche sociali. Si tratta di una studiosa indubbiamente molto stimata anche a livello internazionale, insignita della onorificenza di Commendatore e inserita tra le 100 eccellenze italiane, un profilo professionale considerato di alto livello soprattutto per aver introdotto, in Italia, gli strumenti delle statistiche di genere, come indicato dalle migliori direttive europee. Gli studi di Linda Laura Sabbadini si sono rivelati finora preziosi per approfondire molti ambiti di ricerca legati alla vita delle donne e, di conseguenza, per rendere più incisive scelte politiche fondamentali per il nostro Paese: dalla violenza di genere ai dati sull’occupazione femminile, dalle indagini sulla povertà a quelle sugli equilibri tra sfera domestica, lavorativa e sociale, dall’integrazione delle donne immigrate alla grande attenzione rivolta alle differenze territoriali, i suoi contributi rappresentano certamente un fattore di innovazione che ha arricchito molto il valore scientifico e culturale degli studi compiuti dall’Istat, una base di conoscenze imprescindibile per chiunque voglia mettere in campo politiche sociali monitorabili ed efficaci. Per questo la notizia della sua esclusione ha destato non poche manifestazioni di sconcerto da parte di molti osservatori e di molte associazioni di donne, che oltre ad aver sottolineato il valore degli studi condotti da Linda Laura Sabbadini, hanno anche evidenziato che si tratta di una delle poche donne che nell’Istat esercitano una funzione apicale.
Vogliamo quindi segnalarLe, oltre alla nostra preoccupazione davanti al dimezzamento della presenza femminile nei ruoli apicali, che vede la fuoriuscita di Linda Laura Sabbadini e Cristina Freguja, ambedue provenienti dal settore sociale, una nostra apprensione che evidentemente non riguarda solo questi singoli casi personali ma coinvolge l’intero processo di cambiamento che, contrariamente ai più che condivisibili intenti di innovazione, rischiano di far disperdere all’Istituto il contributo di eccellenti figure professionali, facendo arretrare il lavoro svolto verso criteri di neutralità nelle proprie indagini e verso un generale indebolimento dell’intero settore delle statistiche sociali nel nostro Paese.
Siamo fiduciose che nella prospettiva di modernizzazione da noi auspicata Le sia possibile verificare, in virtù del suo ruolo, se i cambiamenti in corso rispettino la normativa sugli incarichi e possano realmente contribuire a una piena valorizzazione delle eccellenze professionali presenti in organico.
Certe dell’attenzione che vorrà rivolgere alle tematiche esposte, porgiamo i nostri più cordiali saluti.

Valeria Fedeli, Vice Presidente del Senato della Repubblica
Marina Sereni, Vice Presidente della Camera dei Deputati


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