«Governo del Paese e riforme istituzionali possono camminare su binari diversi. Occorre in ogni caso costituire un governo con un ben delimitato e preciso programma»
No al governissimo, perché non ce ne sono le condizio­ni politiche, ma no anche al vo­to subito con il Porcellum, solu­zione che lascerebbe inalterato il problema dell’ingovernabili­tà al Senato. Luigi Zanda, capo­gruppo dei democratici a Palazzo Madama, vede nell’elezione di un presidente della Repubblica a larghissima maggioranza – un nome condiviso con il Pdl, dunque – la strada per risolvere anche il nodo del governo: «Sarà il nuovo Capo dello Stato, che a differenza di Giorgio Napolitano sarà nella pienezza dei suoi poteri, a scegliere la solu­zione per il governo. La strada maestra del Pd resta quella del doppio binario portata avanti dal segretario Pier Luigi Bersani, ossia governo di cambiamen­to a guida Pd da una parte e lar­ghe intese per le riforme istitu­zionali dall’altra».
Matteo Renzi dice che occorre fare presto. Bersani e Berlusconi si mettano d’ac­cordo per fare un governo o si torni subito al voto, anche con il Porcellum.
È un’alternativa che non si può condividere perché il voto va evitato in ogni modo. Ri­votare con la stessa legge elettorale può spostare di qualche piccola percentuale i risultati ma non cambierebbe l’ingovernabilità del Senato. Prima di tornare alle urne occorre mettere il sistema parlamentare almeno unifor­mando il premio di maggioranza nelle due Camere e re­stituendo ai cittadini la scel­ta diretta degli eletti.
Ma quale governo dovrà ri­formare la legge elettorale?Berlusconi è stato chiaro: un governo politico di larghe in­tese niente.
Il governissimo non è una so­luzione, è un’ipotesi molto molto lontana per motivi evidenti che vanno al di là della presenza ingombrante di Berlusconi. Gli atti di governo degli ultimi lustri dimostrano che le diffe­renze nella politica economica tra il Pdl e noi sono evidenti, a partire dai tagli lineari che han­no colpito in modo indiscrimi­nato Comuni e cittadini, con scuola università e ricerca. Per non parlare dell’impossibilità di approvare una legge anticorruzione concreta e dell’ambi­guità della lotta all’evasione targata centrodestra, sempre contraddetta dai condoni fisca­li e dallo scudo fiscale. Altra cosa è la necessità di approvare a maggioranza larghissima le riforme costituzionali: superamento del bicameralismo per­fetto, riduzione del numero dei parlamentari, nuovi regolamenti parlamentari per snellire l’iter delle leggi, legge eletto­rale. Governo del Paese e riforme istituzionali possono cam­minare su binari diversi, è la stessa Costituzione a indicarequesta strada prevedendo la riscrittura della Carta.
È il doppio binario. Ma se il centrodestra non dovesse consentire l’avvio del gover­no, se insomma non ci fosse­ro i numeri? Quali sono le strade che ha davanti il Pd?
Io parlerei delle strade che ha davanti l’Italia. Occorre evi­tare in ogni caso le elezioni an­ticipate e costituire un governo che proponga un ben deli­mitato e preciso programma che possa essere realizzato in tempi brevi. Occorre dare ai mercati internazionali e all’Eu­ropa l’assicurazione che l’Italia è sulla buona strada per quanto riguarda le riforme economiche e la stabilità del quadro politico.
Un governo di scopo o del Presidente, dunque.
La formula la deciderà il nuovo Capo dello Stato.
La strada indicata dai sag­gi è una buona direzione per le riforme condivise da fare, no?
Il documento dei saggi dà alcune buone indicazioni non so­ lo sulle riforme istituzionali, ma anche sull’Europa e sulle politiche necessarie alla cre­scita. Ed è un fatto positivo che personalità provenienti da diverse culture politiche si siano trovate d’accordo su molte cose. Il lavoro dei saggi è un’utile base programmati­ca, ma la quadra politica sul go­verno dovrà trovarla il nuovo Presidente.

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