“Non condivido le ragioni del NO del Presidente Monti alla riforma costituzionale. Fosse anche vero che la manovra sia da considerarsi “allegra” e che lo sia per catturare consenso alla riforma costituzionale ciò che conta è il giudizio di merito e non le presunte o vere ragioni che l’hanno determinata e che la supportano. Di queste ragioni di merito il Presidente Monti porta solo la critica al nuovo Senato, il che è davvero un po’ poco per giustificare una così autorevole opposizione”. Così il senatore Susta, iscritto al gruppo del Pd, commenta l’intervista di Mario Monti al Corriere della Sera.

“Siccome, al contrario di qualche “voce dal sen sfuggita” che è riecheggiata anche oggi dalla “diaspora” di SC, -continua Susta – non dimentico che se sono Senatore lo devo all’invito che il Presidente Monti mi ha rivolto quasi 4 anni fa, ritengo doveroso “rendere conto” delle scelte di merito compiute in questi anni che restano valide anche se, da ormai due anni, l’esperienza politica di Scelta civica si è conclusa e ciascuno di noi ha compiuto scelte che, almeno nel mio caso, ritengo coerenti con la nostra storia personale. Tra queste “scelte di merito” vi è sicuramente la riforma costituzionale, il cui auspicio era parte integrante dell’ “Agenda Monti”, premessa istituzionale essenziale per cambiare il Paese. Meno evidente – lo ammetto – la continuità di alcune scelte economiche dell’attuale Governo con quell’impianto, ma il rigore, il risanamento, una crescita non finanziata solo col debito passano anche da Istituzioni in cui l’equilibrio tra rappresentanza e decisione innescano un meccanismo virtuoso di efficienza ed efficacia nell’azione del Parlamento e del Governo e nella loro interazione con le realtà locali e regionali nonché con l’Unione Europea. In questo senso l’impianto della riforma è assolutamente coerente col programma elettorale con cui Monti si è candidato a Presidente del Consiglio e noi a parlamentari e siccome noi “rappresentiamo la Nazione” e non solo le nostre idee non possiamo comportarci solo come professori che giudicano il compito altrui, ma come persone chiamate a concorrere alla legislazione e a raggiungere un punto di sintesi accettabile”.

“Questa riforma – conclude Susta – è qualcosa di più che una “sintesi accettabile” e il Presidente Monti non può non riflettere, dal momento che ha preso il 10% dei voti degli Italiani per fare il Premier e non il professore, su quali conseguenze comporterebbe non per Matteo Renzi, ma per l’Italia, il permanere dell’attuale seconda parte della Costituzione. Lasci, Presidente Monti, a D’Alema, Fini, Rodotà, Berlusconi, Brunetta, Gasparri, Pomicino, De Mita e a tutto il “Gotha” di chi ci ha consegnato questa Italia che arranca ancora quando gli altri hanno cominciato a correre, il compito di soffocare il cambiamento e sia un po’ più generoso verso chi, certamente con errori e contraddizioni, sta cercando di realizzare quelle riforme che anche Lei aveva annunciato e per le quali, purtroppo, non ha ricevuto sufficiente consenso per portarle avanti”.


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