“Nel dopoguerra forze antifasciste lo capirono e lavorarono a solida Costituzione”

“L’opera di risanamento che oggi serve all’Italia è stata paragonata alla ricostruzione nazionale dell’ultimo dopoguerra. È un paragone molto azzardato perché le differenze sono numerose. Ma un punto di relazione c’è. Quando, quasi settant’anni fa, dopo il disastro della seconda guerra mondiale, le forze politiche antifasciste si accinsero a rimettere in piedi l’Italia, compresero subito che il rilancio economico-sociale a nulla sarebbe portato senza un assetto politico-istituzionale profondamente rinnovato”. Lo afferma il presidente dei senatori del Pd Luigi Zanda nel corso della dichiarazione di voto sulla mozione sulle riforme costituzionali.

E poi continua: “Capirono che l’opera di ricostruzione materiale del Paese non avrebbe mai dato buoni frutti se non fosse stata accompagnata da quel progetto politico che loro seppero inverare nel solido edificio della Costituzione, in una Pubblica Amministrazione rinnovata, in una classe dirigente all’altezza dei problemi. L’Italia aveva bisogno di dotarsi di un’architettura istituzionale e di un nuovo tessuto politico coerenti con la sfida della modernizzazione economica, industriale e sociale che andava faticosamente perseguendo. Questa simultaneità, questo intreccio tra la crisi economica e quella istituzionale – continua Zanda – è il punto in comune tra ora e allora. E’ il punto che oggi dobbiamo tenere bene a mente: la stretta relazione tra la riforma del sistema istituzionale e la modernizzazione del sistema economico”.

“Oggi, con questa mozione, il Parlamento impegna il Governo e se stesso ad avviare finalmente a soluzione quella che Leopoldo Elia chiamava la ‘nostra infinita transizione costituzionale’. Per certi versi questa lunga transizione, che ha accompagnato vasta parte della nostra storia repubblicana, oggi può venire a maturazione proprio per la pressione della crisi”.


Ne Parlano