“Abbiamo depositato un’interrogazione per chiedere al Ministero dell’Interno di chiarire la situazione della scorta per la sicurezza personale dell’ex-Ministro Claudio Scajola, che parrebbe essere finita al centro dell’attenzione della procura di Reggio Calabria, perché usata per spostamenti non autorizzati dalla Questura, anche nel Principato di Monaco. La questione sembrerebbe resa ancor più grave dal fatto che la stessa scorta potrebbe essere stata usata per aiutare la latitanza di Matacena e dei suoi familiari, potremmo essere davanti ad un fatto incredibile, in cui un servizio statale è utilizzato per delinquere contro lo stato stesso” così le senatrici Albano e Puppato in una nota congiunta sul caso Scajola. “Non si tratta solo del caso isolato, ma della prassi di assegnare scorte di sicurezza a persone con carica istituzionale e non revocarla mai, neppure dopo molti anni che la persona non ricopre più la carica” hanno continuato le senatrici, concludendo: “E’ necessario rivedere interamente la normativa che regola l’assegnazione di scorte, che deve essere riformulata secondo i criteri di efficacia ed efficienza, ma soprattutto maggiore trasparenza”.
Segue testo interrogazione
Premesso che: da alcune notizie uscite su quotidiani, tra cui ‘la Repubblica’ e ‘Il Secolo XIX’, l’inchiesta che vede coinvolto l’ex ministro Scajola potrebbe riguardare anche la scorta assegnatagli, il cui uso è definito ‘improprio’ nell’ordinanza di custodia cautelare; il decreto-legge 6 maggio 2002, n. 83, recante ‘Disposizioni urgenti in materia di sicurezza personale ed ulteriori misure per assicurare la funzionalità degli uffici dell’Amministrazione dell’interno’, convertito, con modificazioni, dalla legge 2 luglio 2002, n. 133, affida al Ministero dell’interno il compito di adottare i provvedimenti e le direttive ‘per la tutela e la protezione delle alte personalità istituzionali nazionali ed estere, nonché delle persone che per le funzioni esercitate o che esercitano o per altri comprovati motivi, sono soggette a pericoli o minacce, potenziali o attuali, nella persona propria o dei propri familiari’ (art. 1, comma 1); considerato che, a quanto risulta agli interroganti: secondo le notizie riportate dalla stampa, Scajola avrebbe utilizzato la scorta quasi come un ‘taxi’, compreso un viaggio a Montecarlo non ufficiale; la stessa Questura di Imperia sembra essere all’oscuro dei movimenti della scorta, almeno stando alle dichiarazioni del questore Paolo Zazzaro che, secondo quanto riportato sul sito de ‘la Repubblica’, pagina di Genova, avrebbe aperto un’inchiesta interna; secondo l’inchiesta della Procura di Reggio Calabria, la scorta assegnata alla sicurezza dell’ex Ministro sarebbe stata nelle disposizioni di Chiara Rizzo, impegnata in operazioni per salvaguardare la latitanza del marito Amedeo Matacena; sembra, dunque, che una scorta abbia potuto agire senza che le autorità che presiedono alla stessa ne avessero alcuna conoscenza; considerato inoltre che la pratica di assegnare scorte di protezione a soggetti che hanno ricoperto ruoli istituzionali, anche dopo la cessazione del loro mandato, risulta essere di difficile controllo per lo Stato e, oltre a creare disuguaglianze tra i cittadini, rischia di divenire un servizio di assistenza privato, come già rilevato nell’atto di sindacato ispettivo 4-01966 del 1° aprile 2014, si chiede di sapere: se il Ministro in indirizzo fosse a conoscenza della vicenda e se non ritenga di dover verificare l’effettiva veridicità di tali notizie; se ritenga, anche alla luce di questi fatti e delle necessità di risparmio indotte dalla spending review, che l’attuale situazione sia rispondente al decreto-legge n. 83 del 2002, e successive modifiche, o se sia possibile ipotizzare una riorganizzazione dei servizi di sicurezza personale, che tenga presente sia le effettive necessità di sicurezza e tutela sia quelle di economicità e trasparenza.
Segue testo interrogazione
Premesso che: da alcune notizie uscite su quotidiani, tra cui ‘la Repubblica’ e ‘Il Secolo XIX’, l’inchiesta che vede coinvolto l’ex ministro Scajola potrebbe riguardare anche la scorta assegnatagli, il cui uso è definito ‘improprio’ nell’ordinanza di custodia cautelare; il decreto-legge 6 maggio 2002, n. 83, recante ‘Disposizioni urgenti in materia di sicurezza personale ed ulteriori misure per assicurare la funzionalità degli uffici dell’Amministrazione dell’interno’, convertito, con modificazioni, dalla legge 2 luglio 2002, n. 133, affida al Ministero dell’interno il compito di adottare i provvedimenti e le direttive ‘per la tutela e la protezione delle alte personalità istituzionali nazionali ed estere, nonché delle persone che per le funzioni esercitate o che esercitano o per altri comprovati motivi, sono soggette a pericoli o minacce, potenziali o attuali, nella persona propria o dei propri familiari’ (art. 1, comma 1); considerato che, a quanto risulta agli interroganti: secondo le notizie riportate dalla stampa, Scajola avrebbe utilizzato la scorta quasi come un ‘taxi’, compreso un viaggio a Montecarlo non ufficiale; la stessa Questura di Imperia sembra essere all’oscuro dei movimenti della scorta, almeno stando alle dichiarazioni del questore Paolo Zazzaro che, secondo quanto riportato sul sito de ‘la Repubblica’, pagina di Genova, avrebbe aperto un’inchiesta interna; secondo l’inchiesta della Procura di Reggio Calabria, la scorta assegnata alla sicurezza dell’ex Ministro sarebbe stata nelle disposizioni di Chiara Rizzo, impegnata in operazioni per salvaguardare la latitanza del marito Amedeo Matacena; sembra, dunque, che una scorta abbia potuto agire senza che le autorità che presiedono alla stessa ne avessero alcuna conoscenza; considerato inoltre che la pratica di assegnare scorte di protezione a soggetti che hanno ricoperto ruoli istituzionali, anche dopo la cessazione del loro mandato, risulta essere di difficile controllo per lo Stato e, oltre a creare disuguaglianze tra i cittadini, rischia di divenire un servizio di assistenza privato, come già rilevato nell’atto di sindacato ispettivo 4-01966 del 1° aprile 2014, si chiede di sapere: se il Ministro in indirizzo fosse a conoscenza della vicenda e se non ritenga di dover verificare l’effettiva veridicità di tali notizie; se ritenga, anche alla luce di questi fatti e delle necessità di risparmio indotte dalla spending review, che l’attuale situazione sia rispondente al decreto-legge n. 83 del 2002, e successive modifiche, o se sia possibile ipotizzare una riorganizzazione dei servizi di sicurezza personale, che tenga presente sia le effettive necessità di sicurezza e tutela sia quelle di economicità e trasparenza.